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Quel Gattopardo strappato via dal caldo africano alla gelida neve delle Dolomiti

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Ultimo aggiornamento

lunedì 09 febbraio 2015

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Quando la Legalità significa vera protezione degli animali. Il Gattopardo immigrato a forza dall’Africa calda e arida a una gabbia nel meranese

Cosa ci faceva in una gabbia nel meranese Chiku, un Gattopardo immigrato a forza dall'Africa calda e arida? Le persone alle quali è stato sequestrato, perchè detenuto illegalmente, lo dovranno dimostrare. Come altri, purtroppo, ritenevano di avere un "pezzo di natura", viva, in casa. A rischio e pericolo dell'animale, della famiglia, dell'incolumità pubblica. Senza aver mai denunciato la presenza di un involontario clandestino che, è un miracolo, finora non aveva aggredito nessuno.

Chi ancora oggi confonde quel Serval, un selvatico, esotico, con un gattone domestico professa non solo ignoranza scientifica ma anche la volontà di confondere l'amore per quell'animale, che ovviamente non neghiamo ci possa essere, con il rispetto. Ecco, questo è più difficile, molto più difficile, da realizzare. Perchè vuol dire rispettare le reali necessità etologiche dell'animale (che non sono certo quelle di una gabbia o di un salotto con il camino) e rispettare le leggi che in questo caso coincidono con le esigenze, vere, dell'animale.

Il Serval è un animale classificato dalla normativa italiana come selvatico e pericoloso la cui detenzione da parte di privati è vietata. La legge è infatti finalizzata a proteggere questi animali prevenendone la loro detenzione in ambienti domestici, contrastando la loro commercializzazione con cattura in natura e riproduzione in cattività come spiega bene anche un articolo di National Geographic Italia.

Purtroppo sarà quasi impossibile far tornare il Gattopardo, meranese-a-forza, alla sua animalità, alla sua selvaticità, in natura. Ma grazie all'azione giudiziaria intentata dal Corpo Forestale Provinciale e dalla Procura della Repubblica di Bolzano, che ringraziamo, non sarà più possibile ridurre alla berlina questo animale, nè esporlo in uno zoo come suggerito da alcuni ambiti veterinari pubblici, ma farlo ospitare da uno dei Centri di recupero riconosciuti dal Ministero dell'Ambiente, restituendogli così la sua dignità.

Noi continuiamo a batterci per i diritti di Chiku e di tutti gli altri animali selvatici a rimanere tali.

 

FOTO: fonte http://www.nationalgeographic.it/

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