Polli da carne
I "broiler", conosciuti anche come polli da carne, sono stati selezionati geneticamente per anni affinché sviluppassero esageratamente il petto.
Sono allevati in densità di 10-15 animali per metro quadro, in grossi capannoni che contengono dai 20.000 ai 30.000 polli per ciclo produttivo. All’interno dei capannoni, vere e proprie fabbriche animali, la temperatura è mantenuta costante con un sistema di ventilatori, l’acqua e il cibo sono forniti automaticamente in modo da favorire l’accrescimento smisurato del peso di questi animali, e la luce è pressoché continua, creando un ambiente totalmente innaturale che ne sconvolge il normale ciclo sonno/veglia.
I pulcini entrano in allevamento a pochi giorni di vita e vi restano fino a quando non raggiungono il peso desiderato per la macellazione. Soggetti a frequenti fratture alle zampe causate dal peso eccessivo, i polli passano 30 giorni su 40 della loro breve vita immobili sui loro escrementi. Non solo è eticamente inaccettabile che animali siano costretti ad una vita di sofferenza, ma queste condizioni di scarsa igiene aumentano anche il rischio di insorgenza di malattie.
Il sovraffollamento impedisce a questi animali di mettere in atto i comportamenti naturali della loro specie, come razzolare e becchettare per terra. Durante i mesi estivi, la densità molto elevata aumenta il rischio di surriscaldamento: un elevato numero di polli può perdere la vita per stress da caldo.
Le condizioni di vita di questi animali sono inaccettabili.
LAV ha contribuito alla Direttiva europea 2007/43/CE sulla protezione dei polli allevati per la produzione di carne, ma regole molto più stringenti sono necessarie per garantire un maggiore benessere a questi animali, e sta portando avanti la campagna europea #NoAnimalLeftBehind per chiedere una completa revisione della normativa a tutela di tutti gli animali allevati, inclusi i broiler, in modo da garantire loro maggiore protezione e migliore qualità della vita.