Made in China

La formula è quella classica: meno regole, meno costi, più profitti, e così la Cina sta aumentando le produzioni di abbigliamento in pelliccia

In questi anni si registra anche un notevole incremento dei consumi con la nascita di veri e propri outlet dedicati solo alle pellicce, e infatti è solo grazie all’export verso Cina, Russia e altri paesi asiatici che l’industria della pellicceria sopravvive al mercato.
Gli animali, condotti nei mercati all’ingrosso dove le grandi compagnie vanno ad acquistare le pelli, vengono storditi con ripetuti colpi alla testa inferti con un bastone, oppure schiacciati a terra con violenza.

Lottano, hanno convulsioni, infine giacciono tremanti a terra: molti rimangono vivi. Poi arriva l’accetta. La scuoiatura avviene quando molti sono ancora coscienti.

Le specie che più subiscono queste atroci sofferenze sono cani-procione (Murmasky), procioni, volpi, ma anche cani e gatti! 

Ogni anno due milioni di cani e gatti detenuti in condizioni spaventose sono privati di ogni elementare diritto: alcuni di essi sono randagi, altri invece vengono appositamente allevati per rubare loro il manto. 

Nel 2004 abbiamo ottenuto il bando delle pelli di cani e gatti in Italia, ma non ci siamo accontentati: il divieto è così poi stato esteso a tutta l’Europa dal 2009.

La LAV, anche nell’ambito della coalizione internazionale Fur-Free Alliance, supporta il lavoro delle associazioni asiatiche impegnate contro queste violenze. I risultati raggiunti in Europa devono essere esportati anche in questi paesi.