Perché i beagle

Il beagle è il cane più utilizzato per esperimenti, senza una vera base razionale di scelta come affinità genetica, anatomica e fisiologia.

È stato selezionato per la taglia, la lunghezza del pelo agevole per iniezioni e prelievi, la resistenza cardiaca, il temperamento docile e la capacità di vivere in gruppo, in modo da essere facilmente stabulato e costare meno.

Le applicazioni su questa specie sono moltissime: studi di tossicità per sostanze industriali; tossicità per le sostanze d’abuso, come alcol e stupefacenti; trapianto di organi e tessuti; cancro; test bellici; ricerca di base in qualsiasi settore (compresi quelli sulla deprivazione materna e sull’erezione, prodotta fisicamente, tramite scosse elettriche e impianti odontoiatrici per testare nuovi apparecchi sulla dentatura del cane con estrazioni e trapianti negli alveoli). Si può utilizzare qualsiasi parte dell’organismo, cervello compreso, del cane come delle altre specie.

Le statistiche confermano un dato preoccupante: l’assenza di diminuzione del ricorso ai beagle, e agli animali in generale, e l’aumento dell’uso di animali in campi fortemente invasivi come le modificazioni genetiche che fanno nascere animali già ammalati e/o sofferenti dalla fase gestazionale.

La legge italiana limita fortemente l’utilizzo di cani concedendo un'autorizzazione solo in casi specifici, ma sono ancora tanti gli stabulari che utilizzano il nostro migliore amico! In Italia, circa 600 cani all’anno subiscono test tossicologici, prove per farmaci e per la produzione di apparecchiature (statistiche GU n. 138).

Dopo il risveglio dalle violenze fisiche e psicologiche legate all’esperimento, i cani devono patirne gli effetti: nausea, tremori, diarrea, ipersalivazione, bruciore e paura, anche se in pochi sopravvivono all’esperimento. Questi animali, nella quasi totalità dei casi, vengono uccisi per investigazioni anatomiche e poi buttati in sacchetti di plastica e mandati all’inceneritore come fossero spazzatura!
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