Mucche a terra

Dopo una vita passata a partorire cuccioli per produrre latte per l’uomo, arriva il momento in cui la mucca non è più in grado di reggere i ritmi richiesti dal mercato. Per lei, però, non è prevista la pensione: la fine che la aspetta è il mattatoio.

Spesso, a questo punto, la mucca non è più in grado di camminare: massacrata da ritmi produttivi forzati oltre ogni limite e letteralmente consumata, non riesce ad alzarsi e rimane accasciata. Per questo viene definita “mucca a terra”. La sua sofferenza, però, non è presa in considerazione: deve arrivare viva a destinazione, perché se muore prima di arrivare al macello non si potrà ricavarne alcun guadagno.

A questo punto inizia per lei un vero e proprio calvario. Nonostante le normative vietino che siano spostati animali malati, o feriti - non in grado di deambulare autonomamente, quindi non idonei al trasporto - le mucche a terra vengono spinte, trascinate con una catena o una fune legate a una o a due zampe, caricate con mezzi meccanici come pale di trattori, imbracate sommariamente e scaricate nel camion con l’ausilio di elevatori, verricelli e altri mezzi.

Vere e proprie torture che non di rado vengono accompagnate dall’uso di bastoni o pungoli elettrici utilizzati in varie parti del corpo, incluse le zone genitale e anale.

Sono ormai passati quasi 15 anni da quando LAV ha denunciato questo orrore diffondendo le immagini di un’investigazione di Animals’ Angels durata mesi, che ha consentito l’apertura di una serie di processi a carico di trasportatori e allevatori, alcuni dei quali già terminati con condanne per maltrattamenti. 
Oggi LAV è al lavoro per chiedere che tutti i trasporti su lunga distanza vengano aboliti e per ottenere il divieto di trasporto degli animali fragili, come le mucche cosiddette a fine carriera.

Aiutaci a cambiare il destino di questi animali, sostieni la campagna #NoAnimalLeftBehind e Cambiamenu.