I vivisettori ripetono spesso che “se non si sperimentasse sugli animali, bisognerebbe farlo sugli esseri umani”. Ma questo succede già: dopo i test sugli animali, la legge impone comunque la sperimentazione sull’uomo, a dimostrazione che i dati ottenuti non sono affidabili né predittivi.
Infatti, un’elevata percentuale dei farmaci viene ritirato dal commercio per gravi effetti collaterali sull’uomo, non emersi dai test sugli animali.
I test su animali sono un paravento giuridico per continuare a mettere in commercio sostanze pericolose, a favore di una industria a cui non interessa curare pazienti, ma vendere sostanze spesso inutili o dannose.
Assolutamente vero! Infatti, la ricerca senza animali combina diverse metodiche e modelli sperimentali i quali, insieme, riproducono ciò che avviene all’interno dell’organismo.
Chi sostiene la sperimentazione animale, invece, pensa di poter sostituire un essere umano con un coniglio, un cane o un topo e avere risultati utili e affidabili, ma così non è. L’indice di fallimento dei test su animali supera il 95%, sintomo chiaro di un sistema che necessita di un cambio di rotta. Ne è dimostrazione la medicina di genere che si sta recentemente sviluppando e che tiene conto delle differenze tra uomo e donna, evidenziando le diversità genetiche e fisiologiche che ci sono già solo all’interno del genere umano!
Il termine sacrificio è già di per sé scorretto: l’animale non può essere oggetto di una “offerta sacrificale” in cui il tavolo operatorio di un laboratorio viene confuso con un altare dedicato a sacrifici rituali.
Uccidere gli animali non serve a far progredire le conoscenze scientifiche, anzi in realtà le rallenta: i dati ottenuti hanno bassa predittività e alti rischi di reazioni avverse e morte quando si passa ai test sull’uomo. Basta pensare che il 50% dei farmaci immessi sul mercato vengono poi ritirati per effetti non diagnosticati in precedenza sugli animali.
Inoltre, chissà quante molecole dannose sulle cavie vengono scartate e invece, potrebbero essere utili e funzionare sulla nostra specie!
Purtroppo, le statistiche dimostrano come il numero degli animali usati e uccisi nei laboratori sia ancora tristemente elevato, oltre 10 milioni le vite perse nei laboratori europei ogni anno e quasi 400.000 in Italia.
Di questi 400.000, oltre 100.000 sono coinvolti in esperimenti classificati con i livelli di dolore più gravi. Tra essi: fratture ossee senza anestesia, induzione allo sviluppo di patologie dolorosissime, amputazioni o danni sensoriali irreversibili. Tutto ciò accade nonostante la Direttiva Europa di riferimento abbia come obiettivo finale il superamento dell’utilizzo di animali per sperimentazioni.
Il fatto che esistano altri orrori non ne giustifica uno.
Entrambe le campagne hanno importanza e meritano attenzione, perché basate su scelte etiche e dati scientifici. La differenza è che i media non glorificano i macelli, mentre nel caso della vivisezione c'è una difesa attiva da parte di medici, politici e giornalisti, che ne coprono gli interessi economici e manipolano l’opinione pubblica, usando come arma la sofferenza dei malati.