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3 miti da sfatare sulla vivisezione in Italia

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 08 gennaio 2014

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Sul tema vivisezione si accavallano informazioni e terminologie che non sempre rispondono alla realtà. Cerchiamo di fare chiarezza con il contributo di Michela Kuan, biologa e responsabile LAV Vivisezione

“La vivisezione non esiste più, la sperimentazione animale è infatti un’altra cosa”

Il termine sperimentazione è ugualmente corretto: un cane può essere ucciso lasciandolo morire di stenti anche senza operarlo, come nel caso del nuoto forzato dove, non trovando appiglio l'animale nuota per ore fino allo stremo delle forze. Purtroppo però la parola vivisezione è attuale, perché gli animali sono vivi (e spesso coscienti!) e sono sottoposti a interventi come stimolazioni elettriche profonde nel cervello, fratture, lesioni midollari, termo ablazioni, trapianti di organi...tutto senza anestesia! Tragicamente in Italia il numero delle procedure senza anestesia sono raddoppiate negli ultimi anni.

 

“Come ci si curerebbe senza la sperimentazione animale”?

I vivisettori spesso ripetono che, se non si sperimentasse sugli animali, bisognerebbe farlo sugli esseri umani: ma questo succede già! Infatti in tutto il mondo le leggi impongono il passaggio sull’uomo dopo i test su animali, prova indiscutibile che non possiamo fidarci dei dati ottenuti negli animali perché, se fossero realmente predittivi, si passerebbe direttamente dal modello animale alla commercializzazione.

Il 51% dei farmaci viene ritirato dopo il commercio per gravi reazioni avverse, centinaia di migliaia le persone morte ogni anno per effetti collaterali non diagnosticati su animali. I test su animali sono un paravento giuridico per continuare a mettere in commercio sostanze pericolose, perché per l’industria noi non siamo pazienti da curare, ma clienti a cui vendere sostanze spesso inutili o dannose.
Rispetto alla proposta di etichettare obbligatoriamente i farmaci con la dicitura “sperimentato su animali”, fatta impropriamente sua dall’AIFA-Agenzia Italiana del Farmaco - che si conferma così non ente terzo e indipendente - a questa didascalia andrebbe aggiunto “testato su umani, tra i quali bambini, volontari sani, persone del Sud del Mondo, involontari nelle corsie ospedaliere...", e così via.

 

“Un coltura cellulare non può sostituire la complessità di un organismo”

Assolutamente vero, peccato che se l’organismo è diverso il dato che otteniamo sia inutile. Cani, conigli, topi etc..sono biologicamente diversi da noi e nessun ricercatore potrà mai affermare di sapere perfettamente cosa succede durante l’esperimento! Infatti dalla differenza genetica (e la loro espressione in proteine), a quella fisiologica, anatomica e fenotipica (nessuno di noi si confonderebbe tra un bambino e un ratto) l’indice di errore aumenta esponenzialmente, come dimostra l’alto indice di fallimento dei test su animali (superiore del 90%) e la gravi reazioni avverse ai farmaci non preventivamente diagnosticate su animali.