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Sentenza storica: uccisione animali protetti va risarcita, il nostro commento

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Ultimo aggiornamento

lunedì 25 giugno 2018

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La sentenza della Corte di appello della Corte dei Conti che condanna per danno erariale i funzionari della Provincia di Bolzano che avevano emanato decreti di caccia in deroga, in seguito all’illegittimità accertata degli stessi, stabilisce dei principi rivoluzionari per la fauna selvatica in Italia, che potranno finalmente essere adoperati in altri contesti a protezione di migliaia di vite animali.

Secondo la sentenza, ogni singolo animale appartenente alla fauna selvatica ha un suo valore, anche ‘a prescindere dalla sua collocazione nel contesto ambientalistico e nell’ecosistema’, con il relativo danno erariale in caso di sua uccisione illegittima. La regola generale delle norme a protezione della fauna selvatica per la Corte è ‘il divieto di abbattimento degli animali’.

La prassi sistematica della Provincia di Bolzano di uccidere, in assenza dei requisiti di legge, animali appartenenti alla fauna protetta è stata combattuta con una ininterrotta attività di denuncia da parte nostra, fatta di ricorsi al Tar e sospensione dei provvedimenti.

Una sentenza, quindi, frutto della scelta LAV di non arrendersi, perché tanti animali erano stati comunque uccisi ingiustamente: 2655 tra merli, volpi, stambecchi cormorani, e marmotte che ci hanno convinti, con i nostri legali, a ricorrere alla Corte dei Conti, e che, grazie alla sentenza in commento, hanno avuto un po' di giustizia.

La Procura della Corte dei Conti ha citato in giudizio la Provincia, e la Corte d’appello, nel giudizio in cui, con la Lac, ci siamo costituiti a supporto, ha accolto pienamente il ricorso stabilendo dei principi importantissimi che saranno da monito, d’ora innanzi, per chi ha il compito di amministrare, ed aggiungiamo di proteggere, la fauna selvatica, in quanto potrà rispondere in prima persona di eventuali atti illeciti.

COMMENTO ALLA SENTENZA