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Domani in molte città italiane mungiture pubbliche. LAV: il codice penale vieta manifestazioni che comportino strazio per gli animali

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 04 febbraio 2015

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“Un giorno da allevatore, la più grande mungitura pubblica mai realizzata in Italia”, domani l’iniziativa promossa da Coldiretti. Noi della LAV la definiamo un’iniziativa per fare marketing della sofferenza.

La discutibile trovata di Coldiretti si svolgerà domani 6 febbraio in diverse piazze d’Italia con il sostegno di numerose sigle politiche e associazioni, per difendere la filiera produttiva del latte italiano e costringerà decine di mucche ad essere caricate a forza sui camion e trasportate nei centri urbani, sottoposte per lunghe ore al chiasso dei manifestanti, esposte alla folla cittadina come fossero fenomeni da baraccone  e, come se non bastasse, avvicinate, probabilmente toccate e munte da chissà quante mani curiose. 

“Esistono delle leggi ben chiare in proposito – sottolinea Roberto Bennati, vicepresidente della LAV – in particolare l’art. 544 quater del codice penale che vieta le manifestazioni che comportano strazio o sevizie per gli animali e abbraccia tutte le figure che concorrono a qualunque titolo ad organizzare, coordinare, sostenere, pubblicizzare tali eventi. Come è possibile far camminare delle mucche su pavimenti di materiale scivoloso e come è possibile gestire lo stress causato dai rumori e dagli stimoli di una città?” 

A questi signori la LAV fa notare che: “la crisi della filiera, con costi alti per i consumatori e prezzi bassi per i produttori, è il risultato di un sistema produttivo ultraintensivo mai messo in discussione nemmeno da Coldiretti, sistema che mette il profitto al di sopra della vita, umana ed animale, e di politiche comunitarie che gli stessi allevatori non hanno esitato a sfruttare, fin quando è stato possibile. Non è certo con il marketing di piazza che si risolve la crisi, specie se si tratta del  marketing della sofferenza.”

“L’iniziativa di Coldiretti è una trovata che umilia degli animali già privati delle proprie connotazioni esistenziali e necessità etologiche – prosegue Roberto Bennati – una privazione che si verifica sia sul piano della realtà, con le sofferenze  che le mucche subiscono ogni giorno della loro vita negli allevamenti, sia sul piano culturale, con le immagini diffuse dall’industria alimentare attraverso i media, che le ritraggono su prati di montagna, ‘libere e felici’ – invece delle stalle con le catene e i pavimenti che creano lesioni alle zampe – alimentando in questo modo una informazione distorta per il consumatore”.

Siamo certi che domani Coldiretti non mostrerà la realtà degli allevamenti, fatta di sofferenze degli animali, camuffandola con immagini di apparente normalità che di fatto ingannano i consumatori:


•    negli allevamenti intensivi – i soli in grado di assicurare il fabbisogno della filiera – le mucche sono  normalmente costrette a partorire un vitello l’anno. 
•    Ciò comporta che le mucche allattino e siano incinte contemporaneamente per circa sette mesi.
•    Questo sovra sfruttamento fa sì che dopo aver partorito  circa 2-4 vitelli le mucche inizino ad accusare problemi di salute cronici, o sterilità, diventando “mucche da riforma” ed essere mandate al macello. 
•    I loro figli saranno destinati anch’essi alla produzione di latte o alla macellazione.
•    A causa dell’alta produzione di latte cui sono costrette, le mammelle sono così pesanti che il peso incide considerevolmente sulle zampe posteriori, danneggiandole gravemente e provocando zoppie.
•    Tali zoppie sono dovute anche alle condizioni di detenzione, in poste anguste e spesso a contatto con i canali  di scorrimento dei reflui. 
•    Altra patologia frequente delle mucche da latte è l’insorgenza di mastiti: dolorosa infezione batterica delle mammelle le cui cause principali sono costituite dalle macchine per la mungitura automatica e dalle condizioni igieniche degli allevamenti. 
•    Si ritiene che ogni anno siano utilizzate milioni di dosi di antibiotici (spesso penicillina) per curare questa patologia, con enormi costi finanziari e di salute per il consumatore.
•    Ma il costo in dolore e sofferenza degli animali non è quantificabile: tutte queste patologie contribuiscono in maniera determinante a privarli quasi totalmente di energie, tanto da non riuscire materialmente a rimanere in piedi, diventando quelle che comunemente vengono definite “mucche a terra”.

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