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Collare elettrico anti abbaio: è reato. La Cassazione conferma

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 24 gennaio 2018

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Utilizzare il collare anti abbaio integra il reato di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura.

E' quanto stabilito dalla Corte di Cassazione che conferma una precedente sentenza del 2014 con cui il Tribunale di Verona condannava un uomo di 35 anni che aveva utilizzato sui propri cani un collare a scosse elettriche, per evitare che questi, abbaiando, disturbassero i vicini.

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il nesso tra la sofferenza degli animali e l’utilizzo del collare anti abbaio, in quanto lo strumento (che ha inserita una piccola scatola con due puntali che emettono degli impulsi elettrici quando l'animale abbaia, con la possibilità di variare l'intensità delle scariche fino a produrre nel cane una scossa tale da far stramazzare l'animale, ndr) “concretizza una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso, tale da incidere sensibilmente sull’integrità psicofisica dell’animale”, ha confermato l'ammenda di 800 euro  a carico dell’imputato.

“Si tratta di una sentenza che consolida la giurisprudenza precedente, cristallizzando il principio secondo cui utilizzare strumenti dolorosi per addestrare animali è un reato" afferma Ilaria Innocenti, Responsabile LAV Area Animali Familiari, ricordando come il tutto abbia avuto origine, nel 2009, da una segnalazione della Sede LAV di Verona e come l’associazione si sia in questi anni battuta per il riconoscimento di un fondamentale principio, il divieto di maltrattamento animale, integrato nella fattispecie dall’uso di strumenti elettrificati che cagionano sofferenza agli animali, costituendosi parte civile e seguendo in prima linea il procedimento di primo grado.

“Ci auguriamo – conclude la Innocenti - che agli innegabili passi avanti compiuti dalla giurisprudenza in tema di maltrattamento animale, faccia riscontro un altrettanto sensibile cambiamento culturale, affinché sia chiaro a tutti che arrecare dolore ad un essere senziente è un atto da censurare senza eccezioni, da segnalare alle competenti autorità, e che non può in alcun caso essere considerato ‘soluzione’ per problemi di disturbo pubblico, né un mezzo di addestramento”.

 

Foto (C) L'Arena