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#Daniza: caso esemplare di incompetenza amministrativa in gestione fauna selvatica

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Ultimo aggiornamento

martedì 26 agosto 2014

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Sono oramai passati più di dieci giorni da quando la Provincia di Trento ha emesso il suo mandato di cattura nei confronti di mamma Orsa Daniza, destinata, secondo l’Assessore Dallapiccola, a vivere il resto dei suoi giorni lontana dai suoi figli, rinchiusa all’interno di un recinto.

Eppure il parere dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il massimo istituto scientifico nazionale per lo studio della fauna selvatica, emesso pochi giorni dopo il presunto attacco subito dal signor Maturi, fornisce numerosi spunti di riflessione, in particolare in relazione alle scelte operate dagli amministratori trentini.

Dalla lettura del suddetto parere si evincono le informazioni che confermano quanto sostenuto dagli animalisti e dalle migliaia di cittadini che sono insorti in difesa di Daniza:

  • “le femmine di orso accompagnate dai cuccioli dell’anno tendono naturalmente ad avere comportamenti aggressivi verso potenziali fonti di rischio per la prole”;
  • Il sig. Maturi si trovava “a pochi metri (<10 m) dall’esemplare e dai cuccioli, che erano in fase di riposo”;
  • Il sig. Maturi è fuggito davanti a Daniza, comportamento "che ha probabilmente rinforzato la reazione di aggressione dell’orso”;
  • “l’esemplare di orso si era già reso responsabile in passato di episodi di falso attacco”.

Sulla base di tali evidenze, l’ISPRA non ha avuto dubbi, sentendosi di concludere che “alla luce dei dati ad oggi disponibili, si ritiene che l’episodio dell’attacco non vada ascritto ad un comportamento “anomalo” dell’esemplare, in quanto la reazione di difesa dei piccoli nei primi mesi di vita rientra tra i comportamenti parentali naturali della specie. Inoltre, la reazione dell’animale è probabilmente da mettersi in relazione ad un concorso di circostanze, in parte casuali, anche se non eccezionali.”

Ebbene, nonostante le rassicurazioni formulate dall’ISPRA sulla base di ineccepibili dati scientifici, nonostante il PACOBACE preveda formalmente la possibilità - quindi non l’obbligo - di “adottare misure più energiche”, l’Amministrazione ha scelto di condannare Daniza all’ergastolo. Ha scelto cioè di applicare una misura più energica, quella più forte fra le tre proposte dal PACOBACE: la morte psicologica e sociale di Daniza!

Di fronte alla scelta operata dalla Provincia di Trento, che ha ritenuto Daniza colpevole di un reato che non esiste, pur di fronte ad un caso da manuale, pur con il supporto di ineccepibili dati scientifici, è evidente l’incapacità decisionale dell’apparato amministrativo che dovrebbe gestire la fauna selvatica - patrimonio indisponibile dello Stato -  in quella provincia.

“Accade a Trento, ma succede in ogni provincia del nostro Paese che le decisioni sugli interventi gestionali degli animali selvatici, vengano assunte dagli assessori alla caccia, - afferma Massimo Vitturi, responsabile LAV caccia e fauna selvatica - persone abituate a confrontarsi con i cacciatori - normalmente loro bacino elettorale -, persone che con gli animali si rapportano usualmente in termini di abbattimenti, carnieri, piani di controllo, deroghe, caccia di selezione ed altre amenità che, in ultima analisi, comportano il massacro indiscriminato di milioni di animali ogni anno. Quale differente approccio ci si poteva aspettare dall’Assessore alla caccia Dallapiccola sulla questione di Daniza, se non un primo verdetto di abbattimento trasformato poi in cattura a seguito dell’intervento del Ministero?”

“Daniza deve essere lasciata in pace, subito, per almeno due motivi – spiega Massimo Vitturi - Dobbiamo farle un monumento, perché ci ha consentito di capire in un istante ciò che la provincia di Trento non è riuscita a fare in quindici anni, ovvero che gli animali selvatici vanno lasciati in pace, vanno rispettati tenendoci alla larga dal loro ambiente. Ma soprattutto Daniza è un atto di denuncia vivente, la prova che gli assessori alla caccia sono costituzionalmente incapaci di gestire la fauna selvatica perché il ricorso a trappole, gabbie e fucilate è la peggiore e più crudele forma di intolleranza verso gli altri animali, segno di una arretratezza degna dell’età preistorica”.

Il parere dell’ISPRA è pubblicato sul sito internet del Ministero dell’Ambiente (leggi il documento)