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Il film "SAFARI", la normalità della violenza sugli animali

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Ultimo aggiornamento

domenica 19 marzo 2017

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La LAV è intervenuta in sede di VI sezione della Commissione di Revisione Cinematografica sul film documentario “Safari” del regista austriaco Ulrich Seidl, già presentato fuori concorso alla 73^ Biennale di Venezia 2016, ottenendone il divieto alla proiezione per i minori di anni 14 nelle sale italiane. 

La società Lab80 Film, distributrice del film per l’Italia, così lo presentava sul proprio sito ufficiale: “Safari non è un film sulla caccia. E nemmeno un documentario di denuncia. Ma, come nello stile del regista austriaco, un racconto della realtà.” 
Ebbene, questo “racconto della realtà” mostra in modo acritico e quindi esaltante, quello che accade in una riserva in Africa: gnu, zebre, giraffe, leoni, antilopi sono nel mirino (nel vero senso della parola) di ricchi turisti-cacciatori austriaci e tedeschi. Si tratta di persone comuni, uomini e donne, anziani e giovani, accomunati dalla stessa passione: quella di uccidere. 

Costoro, pagando grosse somme, possono scegliere le loro prede, per poi compiacersi e complimentarsi per quanto fatto e scattandosi foto ricordo accanto i corpi senza vita delle loro vittime. E le loro imprese vengono esibite dal regista in tutta la loro brutalità, specie quelle condite da atti di violenza gratuita.  

In particolare, si segnalano due scene particolarmente cruente: quella di una giraffa ferita non mortalmente che agonizza atrocemente fino al decesso - viene poi legata e caricata su un camioncino - e quella di una zebra che viene uccisa per poi essere orribilmente scuoiata e squartata. 

Tutto ciò viene vissuto con grande serenità dai “protagonisti”, che volentieri si concedono all’intervistatore.

Esistono modi meno crudi e meno equivoci per rappresentare la triste realtà della caccia agli animali esotici che non quello di esibirne l’efferata crudeltà in una cornice di finta normalità. Richiedendo e ottenendo il divieto di visione ai minori di anni 14 (l’unico strumento a nostra disposizione in sede di Commissione) abbiamo inteso almeno tutelare i più giovani da una rappresentazione fuorviante dell’animale come semplice oggetto, come trofeo.

Ludovica Manglaviti
membro LAV della VI sezione della Commissione di Revisione Cinematografica