Home | Notizie | La competitività delle imprese italiane? Si fa a colpi di fucile, trappole, veleni e reti

La competitività delle imprese italiane? Si fa a colpi di fucile, trappole, veleni e reti

Leggi l'articolo

Ultimo aggiornamento

lunedì 04 agosto 2014

Condividi

Con lo scontato voto di fiducia di oggi alla Camera, il Governo Renzi porta a casa in via definitiva il Decreto Legge 91 “recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale (…) il rilancio e lo sviluppo delle imprese (…)”, il cosiddetto “Decreto Legge competitività” per il rilancio del nostro Paese.

Lo criticammo già alla presentazione, in due parti, poiché per la competitività, si era trovato posto nel Decreto a un comma che delega a Regioni e Province “la gestione finalizzata ove possibile all’eradicazione o comunque al controllo delle popolazioni di specie alloctone” integrando così negativamente l’articolo 2 della Legge 157/92 intitolata alla protezione della fauna selvatica.

Quale zavorra sono quindi gli scoiattoli grigi o i gamberoni della Louisiana importati a forza da commercianti e allevatori, per la competitività dell’Italia? Perché non attendere un anno e cinque mesi per l’entrata in vigore, dal prossimo 2016, del Regolamento europeo sulla materia che delinea in ben altro modo “la gestione” di queste specie animali? E poi perché emanare questa caccia indiscriminata addirittura in un Decreto Legge che, siamo sicuri, il Presidente della Repubblica avrà effettivamente valutato come urgente, in questa parte dell’articolo 11 è stato peraltro scritto frettolosamente e quindi male visto che non vi è alcuna normativa che definisce cosa si intenda per “specie alloctona”? Se poi effettivamente le “specie alloctone” sono un vero problema perché prevedere che il Ministro dell’Ambiente, sentito l’Ispra, potrà escluderne alcune dallo sterminio, e questo tradotto in italiano corrente vuol dire che cinghiali dell’Est e fagiani potranno continuare ad essere cacciati ma non sterminati pur non essendo loro specie autoctone?

Contro questo è bene ricordare che appena un mese fa nelle decisive Commissioni Ambiente e Industria del Senato i nostri emendamenti persero per due soli voti di scarto, con 38 senatori presenti. Emendamenti che - sulla linea già prevista dal Ministero dell’Ambiente sullo scoiattolo grigio – chiedevano divieti di commercio, riproduzione, allevamento, cioè provvedimenti seri di intervento oltre che incruenti. Invece, nulla da fare, con protagonisti negativi tre senatori Pd Stefano Vaccari dei così detti “Ecologisti Democratici” pieni di doppiette, Stefano Caleo  (portavoce dei cacciatori) e Maria Teresa Bertuzzi sostenuti dal loro collega Salvatore Tomaselli.

Inoltre, aspetto fin qui ancora non emerso, il Governo ha sentito l’esigenza – nel porre  al voto in Aula al Senato qualche settimana fa l’emendamento 1.900 che faceva proprie le legittime modifiche comunque votate dalle Commissioni riunite, di togliere al comma elencato addirittura le parole “ove possibile” riguardo all’eradicazione degli animali alloctoni e, quindi, decidendo di andare anche aldilà del primo testo emanato da Palazzo Chigi stesso e del funesto voto senatoriale ponendo quindi la guerra a Cip e Ciop come priorità di intervento riguardo al pur interpretabile “controllo delle popolazioni”.

Non solo. Sempre in Senato, con rivendicazione dell’atto da parte del Sottosegretario alle…. Riforme, Luciano Pizzetti, sempre Pd, non casualmente cremonese - non contenti dell’avere già le nutrie nella sfera di applicazione del comma prima descritto, per cui non pagheranno mai alcunchè allevatori e pellicciai che le hanno sfruttate fino agli anni ’70 portandole a forza dal Sudamerica nei lager nostrani – questi castorini sono stati inseriti nell’elenco previsto dall’articolo 2 comma 2 della Legge 157 del 1992 assieme a “topi, ratti e arvicole” come specie selvatiche non oggetto di alcuna tutela. Con però un piccolo particolare, non vi è alcuna legge che ora ne prevede esplicitamente l’uccisione e anche alle nutrie si applica, ci sono sentenze negli ultimi anni, la normativa penale che persegue i reati contro gli animali.

E poi… tutta la vicenda “richiami vivi” per la caccia, la tragedia della cattura degli uccelli con le reti e della loro sopravvivenza, per la quale l’Unione Europea ci tiene sotto scacco da anni e che – come ancora qualche giorno fa ribadito da Bruxelles, con buon pace del Sottosegretario alle politiche europee Sandro Gozi che pure ben conosce le materie comunitarie – non ci eviterà la già annunciata condanna per continuare a permettere la cattura e l’uso di allodole, cesene, tordi sasselli, tordi bottacci, merli, pavoncelle, colombacci.

Con un solo atto quindi, e nonostante il dissenso registrato anche in casa Pd, il Governo ha fatto fare all’Italia due gravi passi indietro e un mancato passo avanti. In un Decreto Legge, a colpi di voti di fiducia.

E’ questa quindi la politica concreta e il cambio di verso di questo Governo sugli animali selvatici? Una brutta pagina per i quali ergeremo tutti gli argini legali e giudiziari possibili, assieme alle nutrie, contro questa politica del fare che fa, male e che compete bene, questa volta si, con i più funesti scenari per gli animali.  Che oggi si dipingono anche della assurda richiesta del Governo nel Disegno di Legge di riforma della Pubblica Amministrazione già trasmesso al Senato, con lo scardinamento del Corpo Forestale dello Stato. Un bel segnale prendere a pugni una Polizia che tutta Europa ci invidia, per inquinatori, bracconieri e maltrattatori …

Gianluca Felicetti, Presidente LAV