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Liguria, caccia allo storno: le deroghe che pesano sulle tasche dei cittadini

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Ultimo aggiornamento

domenica 12 novembre 2017

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Per la terza volta nel giro di tre anni la Regione Liguria ha provato ad aprire la caccia allo storno – specie protetta in tutta Europa – e per la terza volta il TAR di Genova e ora anche il Consiglio di Stato, hanno sancito l’illegittimità della disposizione regionale.

Con buona pace dei cacciatori che ora devono rinfoderare i loro fucili. Ma se i cacciatori dovranno semplicemente rinunciare alla loro passione sanguinaria, i costi di questa maldestra operazione ricadranno sulle tasche di tutti i cittadini liguri.

La delibera voluta dalla Giunta Toti ha richiesto infatti il lavoro dei funzionari degli uffici regionali, mentre la successiva difesa dell’atto avanti il TAR di Genova e il Consiglio di Stato a Roma, ha comportato l’impegno degli avvocati regionali. Tutti costi che sono sostenuti dall’amministrazione regionale e quindi con il denaro dei cittadini liguri, che dovranno farsi carico anche dei risarcimenti delle spese legali sostenute dai ricorrenti, come già accaduto nel 2015 e 2016.

L’intreccio tra gli interessi dei politici e quelli dei cacciatori è una pratica consolidata nel nostro Paese, dove spesso gli animali selvatici diventano “merce di scambio” per la soddisfazione reciproca delle lobby. Così migliaia di animali ci rimettono la loro vita, mentre i cittadini sostengono finanziariamente gli atti illegittimi predisposti da amministrazioni spregiudicate.

Solo l’abolizione della caccia può spezzare per sempre la catena: #BASTASPARARE!
Se i politici non prendono posizione, prendila tu:

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Massimo Vitturi
Responsabile LAV area Animali Selvatici