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Processo Mario Negri Sud: noi della LAV riconosciuti parte civile

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Ultimo aggiornamento

lunedì 11 gennaio 2016

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Siamo parte civile nel processo a carico della filiale Sud dell’Istituto Mario Negri di Milano, che questo pomeriggio si è aperto presso il Tribunale di Lanciano: si tratta del primo processo per uccisione di topi. I fatti risalgono al 2014, quando è emerso che l’Istituto Mario Negri Sud, in previsione della sua chiusura, ha ucciso con il gas 750 roditori, nel suo stabulario, violando così l’articolo 544 bis del Codice penale, che prevede da quattro mesi a due anni di reclusione per le soppressioni di animali non necessitate, come in questo caso, dalla legge sulla vivisezione.

Tra i testi ascoltati questo pomeriggio: il presidente Gianluca Felicetti che ha ricostruito lo svolgimento dei fatti, mettendo in evidenza la gravità dell’ammissione, da parte del Direttore Amministrativo del Mario Negri Sud, della soppressione dei topi, emersa nel corso di una telefonata registrata. Tale registrazione telefonica è tra gli elementi alla base dell’indagine svolta dal Procuratore Capo del Tribunale di Lanciano, Francesco Menditto, e che l’avv. Carla Campanaro, difensore della LAV, ha chiesto sia ammessa tra gli elementi di prova, aspetto su cui il Giudice Monocratico Andrea Belli si è riservato di decidere. 

Nel corso dell’udienza è emerso in modo inequivocabile che siamo statai contattati prima della soppressione dei topi, neppure per individuare misure alternative. Definiamo sconcertante la dichiarazione resa dalla Veterinaria Asl, teste del processo, che ha dichiarato di non sapere se per legge è obbligatoria l’annotazione di animali morti in allevamento o in stabulario, per esperimenti.

“Siamo fiduciosi che anche su questo caso di animali ‘da laboratorio’, come già per i beagle di Green Hill, la Legge sarà dalla parte della giustizia e potranno emergere fatti e responsabilità giudiziarie - afferma il Presidente della LAV Gianluca Felicetti - Per la legge non esistono zone franche, neppure in ambito di ricerca, né a causa di eventuali difficoltà economiche, e la vita animale deve essere rispettata”.

Barbara Paladini