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Affamare i randagi è un reato. Sindaco ritiri subito l'Ordinanza

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 02 settembre 2015

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“Proibito somministrare cibo a cani e gatti randagi da parte dei cittadini a meno che, in merito ai gatti, si costituisca una colonia felina al di fuori del centro storico, adeguatamente autorizzata dalla USL di competenza”.

E’ il divieto contenuto nell’Ordinanza del 30 luglio scorso del Sindaco di Rocca di Cave (Roma) Antonio Scipioni, di cui la LAV chiede l’immediata sospensione e il conseguente ritiro in autotutela, come era avvenuto due anni fa quando, a seguito di una nostra diffida, il primo cittadino di Rocca di Cave aveva ritirato un’analoga Ordinanza. 

Il Sindaco Antonio Scipioni, a distanza di due anni, ritenta dunque illegittimamente di affamare i randagi e lo fa con motivazioni pretestuose come quella “che alcuni cittadini continuano a somministrarre arbitrariamente a cani e gatti alimenti indistinti potenzialmente pericolosi per la salute degli stessi, perlopiù sul suolo pubblico”, alimenti generici e non controllati, che secondo il primo cittadino, potrebbero causare agli animali danni di non facile guarigione, nonché degrado delle aree di somministrazione. 

Se invece si vietasse di somministrarre cibo, cani e gatti di strada godrebbero di ottima salute? La risposta ovviamente è no, anzi le loro condizioni di salute peggiorerebbero aumentando di conseguenza il rischio di contrarre malattie. 

Il divieto non protegge cani e gatti neppure dal rischio di avvelenamento, altra motivazione addotta dal Sindaco a sostegno dell’Ordinanza. Posto che ogni divieto di somministrare cibo ai randagi è illegittimo, le problematiche citate nell’Ordinanza si risolvono solo con una corretta educazione dei cittadini, anche attraverso incontri pubblici sul tema degli avvelenamenti e corsi di formazione per tutor di colonie feline.

Affamare gli animali randagi, oltre a essere eticamente inaccettabile, è illegittimo. Il Sindaco Antonio Scipioni, anziché vigilare sull'osservanza delle leggi e delle norme relative alla protezione degli animali presenti sul territorio comunale di cui egli, ai sensi del DPR 31 marzo 1979, è responsabile, impedisce addirittura la cura e la tutela degli animali senza famiglia da parte di coloro che se ne vorrebbero occupare, con grave rischio per la loro sopravvivenza, fatto questo che potrebbe configurare il reato di maltrattamento.

Tale ordinanza, inoltre, tradisce le premessa stessa per la quale è stata emessa: tutelare l’igiene, in quanto animali denutriti, oltre a essere animali sofferenti, sono ancor più soggetti a contrarre patologie.
Ricordiamo quindi che è la sterilizzazione lo strumento realmente efficace per combattere il randagismo e non certo il divieto di somministrazione di cibo agli animali.

Ilaria Innocenti
Responsabile Settore Cani e Gatti