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Test senza animali non sono un freno alla ricerca, ma un'opportunità

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Ultimo aggiornamento

domenica 06 marzo 2016

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Negare le grandi opportunità offerte dai test senza uso di animali, equivale a fare oscurantismo: questa è la replica della LAV a coloro che continuano a difendere la vivisezione, antiscientifica - metodo mai validato scientificamente - e immorale.
Non e' certamente una novità che l'Italia debba investire nei metodi di ricerca alternativi all'uso di animali, ci lascia dunque basiti che nel 2016 ci siano ancora rappresentati del mondo della politica e universitario, come la Senatrice a vita e farmacologa Elena Cattaneo, il prof. Gaetano Di Chiara (neurofarmacologo dell'Università di Cagliari) e Giuliano Grignaschi (Research4Life) che cercano di difendere un modello di ricerca della fine dell’800, ovvero quello che utilizza animali, che fallisce in oltre il 95% dei casi esponendo cittadini e malati a evidenti rischi o a cure fallimentari.

In particolare, sul sito internet della Commissione Europea, si possono leggere le azioni in atto per ottemperare a quanto richiesto dalla direttiva UE n.63 del 2010 che invita tutti gli Stati Membri a prendere misure per incoraggiare la ricerca nel settore delle alternative, contribuendo allo sviluppo e alla convalida di tali approcci. Oltre alle prevedibili azioni di Germania, Francia e Inghilterra, nella lista figurano contributi da parte della Lituania, della Slovenia, etc… ma l’Italia dov’è?

Il 1 gennaio del 2017 dovrà entrare in vigore il divieto di testare su animali sostanze d’abuso come alcol, droghe e tabacco: un bando fondamentale che rischia di slittare per interessi economici e di carriera; una potente lobby vivisettoria sta, infatti, conducendo una campagna di disinformazione che purtroppo non trova nessun contradittorio sulle tante testate giornalistiche di parte.