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A Maurizio. "Uno scoglio non può arginare il mare"

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Ultimo aggiornamento

domenica 08 gennaio 2017

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Caro Maurizio,

"uno scoglio non può arginare il mare" ti abbiamo scritto a giugno scorso, consegnandoti la Tessera onoraria di socio. E quindi la brutta malattia che non ti ha lasciato pace e ti ha portato via a 60 anni ai tuoi cari, non potrà fermare il mare che hai contribuito a ingrossare in tanti anni di attivismo prima e di attività professionale poi. Dove tutti, amici ma anche nemici, ti hanno sempre riconosciuto qualità non semplici da trovare come la passione infinita, il rigore così come la capacità di trovare sempre una soluzione, la tua.

Io ti ricordo nel 1980 al Teatro “Il Torchio, a Trastevere, che facevi la colla per attaccare i manifesti anticaccia del Mapan; così come anni dopo davanti a uno schermo a spiegare l’applicazione di una Legge agli agenti delle Polizie di tutta Italia; al computer, si quello tuo della mela, a rispondere a tutte le ore ai quesiti su come poter incastrare un maltrattatore di animali; ad Assisi nel 1991 a presentare quel primo scritto che titolammo “In nome del popolo maltrattato” che assieme a quello del “popolo inquinato” del nostro amico Gianfranco Amendola ha rappresentato la stella polare per almeno due generazioni di ambientalisti e animalisti; ti ricordo al telefono sulle strade di Sud e Nord mentre rientravi dopo un’attività del Laboratorio mobile del Corpo Forestale dello Stato sull’inquinamento di cui eri tanto e giustamente fiero, una lezione su quel diritto all’ambiente che hai fatto diventare masticabile anche a quel “Carabiniere di Stroncone” che citavi sempre nei tuoi esempi come un agente qualsiasi che non sapeva e doveva essere aiutato a capire i suoi doveri, su materie fino all’altro ieri praticamente sconosciute.
E quella sentenza da giovane Pretore a Sorgono, in Sardegna, te la ricordi, quando nel 1982 condannasti a tre mesi un bracconiere - era la prima volta in Italia, facendo spalancare gli occhi a tutti - per “furto aggravato ai danni dello Stato”?

Quando a inizio 2002 ti chiesi di scrivere con noi la proposta di Legge per far in modo che il maltrattamento e l’uccisione di animali non fossero più contravvenzioni, sei stato amico paziente, cucitore di istanze funamboliche con la necessaria dose di concretezza per redigere un testo credibile e applicabile. Ci siamo riusciti, fra mille rimaneggiamenti della politica, ci siamo riusciti Maurizio e se oggi non siamo più all’anno zero della tutela giuridica degli animali lo dobbiamo a te.

Quando nel 2005 mi chiamasti deluso da altre esperienze “per tornare alla casa animalista” in poco meno di dieci minuti concordammo la nascita dell’Ufficio Legale della LAV che oggi con Carla, Francesca, Ursula, Alessandro, la rete degli avvocati in tutta Italia, è una pietra miliare sul cammino per l’affermazione dei diritti degli animali.

Con te ci si capiva al volo. Bastavano pochi minuti. Ne avevi giustamente pochi da poter perdere, abbiamo capito il perchè. C’era sempre un nuovo Manuale da far uscire, una massima giuridica da diffondere, un quesito al quale rispondere per rendere più forte un operatore di Polizia o un tuo collega Giudice. Una Legge, come quella della tenuità del fatto, da poter interpretare per salvare il salvabile.

Hai salvato chissà quanta terra da inquinamenti chimici e camorristici, da abusivismo e illegalità. Non potrà che esserti riconoscente anche la Terra che ti riprende, dicono “lieve” in questi casi.
Se l’Italia è meno ingiusta lo dobbiamo anche al tuo mare. Di esempio, incancellabile, per tutte e tutti noi.

Continueremo ad abbracciare tua moglie, Andrea,Valentina, la tua nipotina, tutti i tuoi cari, gli animali, la Terra, a guardare – come volevi – alla prossima iniziativa, alla prossima denuncia. Sai, che anche grazie a te, non molliamo, non molleremo mai,

Con affetto e riconoscenza.
Ciao Maurizio,

Gianluca Felicetti
Presidente LAV