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Uomini e topi sempre più diversi

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Ultimo aggiornamento

domenica 10 aprile 2016

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Che sperimentare su animali sia inutile, crudele e fuorviante è noto da decenni. L’ennesima conferma arriva dal Karolinska Institutet e dal Ludwig Cancer Research di Stoccolma, che hanno scoperto come lo sviluppo embrionale dei roditori nella prima settimana sia molto diverso da quello dell'uomo: una differenza evidente dimostrata scientificamente già nelle prime fasi della vita.

Molte sperimentazioni effettuate per studiare lo sviluppo prenatale continuano a utilizzare animali, compromettendo la ricerca utile all’uomo. Proprio la fase dell’impianto nell’utero, infatti, e quelle dei primi sviluppi embrionali, rappresentano momenti particolarmente delicati, legati alle difficoltà nel portare a termine la gravidanza, problema diffuso e in aumento. Lo studio svedese svela proprio come questo processo, finora studiato nei topi, sia diverso per la nostra specie.

Lo studio è stato realizzato esaminando due embrioni umani donati alla ricerca e analizzando i geni 'accesi' nei primi 7 giorni dello sviluppo, una fase cruciale durante la quale le cellule si differenziano formando tre strutture che devono maturare correttamente per garantire l'impianto in utero. Lo studio ha evidenziato che questa fase avviene in maniera più coordinata nell'uomo rispetto al topo. 

La sperimentazione ha messo in luce anche un’altra differenza tra specie: uomo e topo, infatti, presentano significative differenze nel processo di inattivazione dei geni del cromosoma X, che nei topi avviene 'spegnendo' un intero cromosoma, mentre nell'uomo avviene gradualmente, interessando i geni di entrambi i cromosomi X.

Evidenze scientifiche che rimarcano, ancora una volta, la cristallina differenza tra uomini e topi già dalle prime fasi di sviluppo e che apre nuove frontiere per la ricerca e diagnosi dell'infertilità: Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'Università di Pavia, infatti, ha commentato, ''si tratta di un lavoro molto importante, perché ancora nel 2016 manchiamo di informazioni centrali sullo sviluppo embrionale precoce”.

Michela Kuan
Responsabile Area Ricerca senza Animali