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Caccia si o no? Se lo chiede il Corriere. La sola risposta è: #BASTASPARARE

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Ultimo aggiornamento

giovedì 02 novembre 2017

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Impossibile ignorare il tema della caccia in queste settimane, non solo per effetto della campagna LAV #BASTASPARARE che ne chiede l’abolizione, ma anche, e soprattutto, a motivo dei reali “disordini” (meglio dire uccisioni e ferimenti, di umani e animali, selvatici e domestici) causati dalle doppiette dei cacciatori lungo l’intera penisola, di cui sono disseminate le recenti pagine di cronaca.

E quindi occorre parlarne, ma come? Il settimanale Sette del Corriere della Sera lo fa con un confronto tra giornalisti, in un articolo del 2 novembre dal titolo “Caccia si o caccia no?”.

Lui, cacciatore e lei, convinta anticaccia, spiegano le proprie ragioni in un botta e risposta all’apparenza equilibrato, che tuttavia offre ampio spazio ad alcune tra le “bufale” più in voga tra chi si dichiara amante della natura, fucile alla mano.

Come al solito, il cacciatore si avventura nell’esposizione degli abusati luoghi comuni sull’utilità e la scientificità della caccia quale fattore equilibrante delle popolazioni di animali selvatici, e sostiene di essere lui il vero conoscitore delle dinamiche della natura, molto più della stragrande maggioranza degli ambientalisti, che magari non hanno mai frequentato un bosco. Ora, posto che un cacciatore è l’ultima persona a poter dare lezioni di moralità agli animalisti, è chiaro che ognuno può decidere di essere anticaccia a prescindere dal fatto che pratichi il trekking o sia un amante delle scampagnate. Non è che per scegliere lo stile di vita vegan occorre passare il proprio tempo nei macelli, è sufficiente sapere cosa accade lì dentro!

Peccato che al cacciatore, impegnato a sostenere la presunta utilità della caccia, sfuggano altre evidenze connesse all’ambito venatorio, che riguardano, ad esempio, i ripopolamenti illegali di cinghiali, la caccia agli uccelli migratori che pesano meno della cartuccia utilizzata per ucciderli, quella alle volpi che sono gli unici predatori presenti sul territorio, le persone scambiate per cinghiali o fagiani e per questo prese a fucilate dai cacciatori, il bracconaggio. Insomma, tutto ciò che ha ispirato la mobilitazione nazionale della LAV “Basta spararle grosse, la caccia è solo un abominio”. Una campagna di raccolta firme a sostegno di un progetto di legge per l’abolizione della caccia, che sarà presentato al prossimo Parlamento e Governo. 

Gli animali selvatici non possono pagare con la loro vita i presunti squilibri ambientali dei quali siamo sempre ed esclusivamente responsabili noi umani. Tanto basta per rispondere alla domanda posta dal  Corriere della Sera ed unirsi alla nostra richiesta di abolizione della caccia: #BASTASPARARE!

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Massimo Vitturi
Responsabile LAV area Animali Selvatici