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Vivisezione a scopi didattici, associazione giapponese chiede divieto

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Ultimo aggiornamento

giovedì 30 giugno 2016

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L’associazione giapponese JAVA – Japan Anti Vivisection Association ha presentato una raccolta firme per chiedere al Ministero dell’Educazione, cultura, sport, scienze a tecnologia (MEXT - Ministry of Education, Culture, Sports, Science and Technology) di vietare la dissezione di animali nelle classi. La petizione è frutto anche della collaborazione con  la LAV, il cui lavoro ha permesso nel 1993 l’approvazione della prima legge al mondo che consente l'obiezione di coscienza alla vivisezione, per studenti universitari e ricercatori (legge 413/93).

Nonostante il traguardo della fine della sperimentazione su animali sia lontano i passi in quella direzione sono sempre più numerosi e l’Italia, almeno sulla carta, ha una delle leggi più avanzate al mondo nell’ambito dell’uso di animali per fini scientifici.

Mai come nell’ambito della didattica sono diffusi e facilmente utilizzabili i metodi alternativi basati su modelli digitali, manichini, ricostruzioni 3D e organi o tessuti che possono essere perfusi per simulare il sanguinamento.

Nel nostro Paese sono in vigore, infatti, due importanti divieti, quello legato all’uccisione e utilizzo di animali nelle scuole (nota Miur “sull'impiego di animali nelle scuole primarie e secondarie”) e il bando per animali vivi in didattica nelle università (decreto 26 del 2014 art. 5 comma 2 lettera f), vincoli che vengono supportati dall’importantissima, ma silente, legge del 1993 relativa all’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale (legge 413/93).

Avanzamenti nel diritto degli animali, e di scelta per le persone, che non si sono fermati ai confini nazionali, ma hanno influenzato il contesto comunitario e addirittura i Paesi oltre-oceano. Speriamo al più presto anche in questo Paese vengano banditi tali esperimenti e che questo divieto si allarghi a macchia d’olio verso tutti gli ambiti di applicazione degli animali per l’inutile, obsoleta e dolorosa vivisezione.

Michela Kuan, biologa, responsabile Area Ricerca senza animali