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Fur Free Europe: rivelato l'impatto dell’industria della pelliccia su economia UE

Necessario un immediato divieto agli allevamenti di pellicce.

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 15 ottobre 2025

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'Industria basata sulla peggiore forma di sfruttamento di animali'

Il Rapporto, "A full-cost account of the EU fur industry",  presentato oggi al Parlamento europeo, fa luce sulla fragile situazione economica dell'industria della pelliccia, con gli allevamenti di questa specifica filiera in calo del 73% nell'UE nell’ultimo decennio e una produzione che dovrebbe diminuire di un ulteriore 15-20% entro il 2028.  

In genere, in questi studi verifichiamo se un settore aggiunge più valore economico alla società di quanto ne sottragga in termini di costi ambientali o sociali. Con l'Industria della pelliccia, è la prima volta che vedo un settore che parte da una posizione di valore economico già negativo. L'inclusione dei costi ambientali e di salute pubblica aggrava ulteriormente questo contributo negativo alla società. L'allevamento di animali ‘da pelliccia’ nell'UE non è redditizio da diversi anni e il settore non è più finanziariamente sostenibile senza altre fonti di finanziamento. Il settore è anche un importante beneficiario di fondi pubblici che, nel complesso, superano di gran lunga le entrate fiscaliGriffin Carpenter, autore del Rapporto.

Con il crollo dei prezzi delle pellicce, l'industria non è più finanziariamente sostenibile ed è uno dei principali beneficiari di fondi pubblici a compensazione delle mancate vendite.

  • Generando un valore aggiunto lordo (VAL) negativo di -9,2 milioni di euro, l'industria riduce, anziché contribuire, all'economia dell'UE. L'Industria della pelliccia rappresenta meno dello 0,003% dei posti di lavoro dell'UE, una cifra paragonabile a settori obsoleti come il noleggio di videocassette.  

La produzione di pellicce comporta anche un costo ambientale significativo

  • Stimato in 226 milioni di euro all'anno, in danni derivanti da inquinamento, uso improprio delle risorse, disagi locali e specie aliene invasive. Le elevate emissioni del settore sono state collegate a malattie respiratorie croniche e morti premature in tutta Europa. 

Gli allevamenti di animali “da pelliccia” rappresentano inoltre un enorme rischio per la salute pubblica

  • Sono serbatoi ad alto rischio di malattie zoonotiche, un caso reso particolarmente evidente durante la pandemia di COVID-19. Il rapporto stima che le misure per prevenire la trasmissione di agenti patogeni zoonotici costerebbero 211 milioni di euro all'anno. 

Tutto ciò si traduce in un costo in termini di vite di milioni di animali.

  • Confinati in gabbie, sottoposti a un estremo disagio psicologico, impossibilitati a mostrare comportamenti naturali e a subire lesioni fisiche, il tutto per un prodotto non necessario da cui cittadini e grandi marchi si sono già allontanati da tempo.  Solo l'anno scorso, 6,3 milioni di animali sono stati uccisi per la loro pelliccia nell'UE.

Il rapporto presentato oggi al Parlamento europeo arriva poche settimane dopo che l'EFSA, nel suo Parere Scientifico trasmesso alla Commissione europea, ha chiarito che la sofferenza degli animali è inevitabile in questi allevamenti e che i loro bisogni non possono essere soddisfatti, indipendentemente da ulteriori arricchimenti. Si tratta di un Parere commissionato in risposta all'Iniziativa dei Cittadini Europei Fur Free Europe, sostenuta da 1,5 milioni di cittadini dell'UE.  La risposta definitiva della Commissione europea è attesa entro marzo 2026. 

Consumatori, aziende globali della moda – brand e retailers – e anche la maggioranza degli Stati Membri hanno già preso le distanze dalla Industria della pelliccia perché non etica, non sostenibile e motivo di preoccupazione anche per la salute pubblica in riferimento alla documentata diffusione tra gli allevamenti della filiera di virus pandemici – coronavirus SARS-CoV-2- e potenzialmente pandemici – virus influenzale H5N1. Non c’è nessun interesse sociale, economico e ambientale nel continuare ad alimentare una Industria basata sulla peggiore forma di sfruttamento di animali, costretti in spazi limitati e totalmente privati del soddisfacimento dei propri bisogni e motivazioni etologiche. La Commissione Europea deve dare urgente avvio all’iter legislativo per introdurre nell’UE i divieti di allevamento e di import e commercio di pellicce animali come hanno formalmente chiesto oltre 1,5 milioni di cittadini con l’Iniziativa “Fur Free Europe” di cui LAV è stata diretta promotrice. Simone Pavesi,  Responsabile LAV Area Moda Animal Free.utore

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