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Covid-19: in Toscana cacciatori "liberi" di circolare per uccidere i selvatici

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 15 aprile 2020

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Mentre i cittadini sono chiamati al rigoroso rispetto delle ordinanze restrittive legate all'epidemia da Covid 19, la regione Toscana, con Ordinanza, regala alle guardie venatorie volontarie in possesso di licenza di caccia - quindi ai cacciatori - previa "autorizzazione" della polizia provinciale, il privilegio di poter circolare liberamente sul territorio regionale con il pretesto di compiere abbattimenti di fauna selvatica considerata dannosa, violando così i principi dei Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno già escluso ogni attività connessa alla caccia.

A rischio uccisione, tra l'altro in pieno periodo riproduttivo, caprioli, cinghiali, volpi, piccioni, minilepre e persino lo storno, che necessiterebbe comunque di una specifica e ben motivata delibera di "prelievo in deroga" ai sensi della direttiva europea "Uccelli" 2009/147/CE.

Nell'ordinanza emanata dal Presidente Rossi assistiamo al solito elenco di pretestuose e generiche motivazioni, dalla sicurezza stradale - in un periodo dove non circola quasi nessuno - alla tutela delle produzioni agricole. Peccato che essa non citi il ricorso ad alcun sistema di prevenzione, obbligatorio e prioritario per la Legge 157 rispetto agli abbattimenti.

Per questo, insieme alle associazioni ENPA, LAC, LIPU e WWF Italia denunciamo questa situazione inaccettabile e paradossale: la Regione Toscana ancora una volta dichiara guerra agli animali!

Neanche le sei sentenze della Corte Costituzionale, che rendono illegittimo il ricorso a figure private per compiere inutili ed ingiustificabili abbattimenti, sono state sufficienti per costringere il mondo della caccia al rispetto delle regole nazionali.

Cosa ancora più grave, neanche la pandemia ferma i cacciatori, potenziali veicoli del Coronavirus,resi  più "liberi" degli altri cittadini, che invece si impegnano a rispettare le restrizioni imposte in questo drammatico periodo.