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Allevamento cani Trecastelli (AN): inizia il processo, chiediamo di essere parte civile

Un processo attesissimo, presenti in aula, abbiamo depositato l'atto di costituzione di parte civile.

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Ultimo aggiornamento

martedì 13 febbraio 2024

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C'erano 859 cani nello spazio per 61 animali

Si è aperto oggi presso il Tribunale di Ancona il processo tanto atteso nei confronti dei titolari dell’allevamento di cani di piccola taglia Itshow Kennel (situato a Trecastelli, in provincia di Ancona) e di altre sei persone, tra cui tre medici veterinari pubblici e un medico veterinario libero professionista.

Gli imputati dovranno rispondere a vario titolo dei reati di

  • detenzione di animali in condizioni incompatibili con le loro caratteristiche etologiche
  • disastro colposo,
  • esercizio abusivo della professione veterinaria,
  • mancato rispetto dei provvedimenti dell'Autorità Sanitaria, corruzione,
  • frode in commercio,
  • falso in certificazioni,
  • omessa denuncia di reato,
  • traffico illecito di animali da compagnia.

LAV, presente in aula e assistita dell’avvocato Massimiliano Canè, ha depositato l'atto di costituzione di parte civile in questo importante procedimento penale, che fa emergere cosa può nascondersi dietro al commercio di cuccioli e i pericoli che esso può rappresentare anche per la salute pubblica.

Il focolaio di brucella canis che si è sviluppato nell’allevamento, prima che fosse posto sotto sequestro, sarebbe infatti dovuto all’introduzione, peraltro illegale, di cuccioli provenienti da Paesi dell’Est europeo affetti da questa patologia trasmissibile anche alle persone.

Siamo di fronte a un caso davvero molto deplorevole, sia per la sofferenza e la morte degli animali coinvolti sia per l’atteggiamento omissivo di coloro che per legge avrebbero dovuto effettuare seri controlli e comunicarne l’esito anche alla Procura della Repubblica, e invece non lo avrebbero fatto, o lo avrebbero fatto con ritardo quando nel 2020 si scatenò un pericoloso focolaio di brucellosi canina, unico in Europa.

Di particolare gravità la situazione di sovraffollamento in cui erano costretti a vivere i cani e le gravi condizioni di detenzione e trattamento che avrebbero cagionato a molti cani “patologie croniche, oculari e boccali, in grande parte attribuibili a prolungata assenza delle cure necessarie”, come contestati dall’accusa.

Dalle indagini della Procura di Ancona è emerso anche che al momento del sequestro nell’allevamento, autorizzato per ospitare 61 cani, ve ne erano ben 859, nonché il ruolo che avrebbe avuto il medico veterinario libero professionista, consulente della struttura, il quale avrebbe ceduto cuccioli nonostante il vincolo sanitario che, al fine di contenere l’epidemia della Brucella Canis, vietava sia la riproduzione sia la movimentazione degli animali.

Nonostante la gravità delle accuse nei confronti dei medici veterinari imputati in questo processo, non risulta però ad oggi che gli Ordini ai quali appartengono abbiano avviato un procedimento disciplinare nei loro confronti. In considerazione della gravità dei capi di imputazione, chiediamo quindi agli Ordini di Ancona e di Macerata di attivarsi da subito per procedere celermente alla loro radiazione dall’Albo.

Abbiamo seguito l’incresciosa vicenda con Enpa, Lega nazionale per la difesa del cane, Leida, Oipa e l’Associazione locale Amici animali di Osimo e auspichiamo che venga fatta presto giustizia.

Ci auguriamo che nell’ambito della riforma sulla tutela giuridica degli animali, in discussione alla Commissione Giustizia alla Camera, sia prevista una specifica disposizione per impedire l’uccisione di animali sottratti alle realtà di sfruttamento e commercio e tenuti come animali familiari, in maniera che non si verifichi mai più quello che è accaduto ai maiali del Rifugio Cuori Liberi. Nel caso dei cani affetti da brucella canis, la ragione ha prevalso e gli animali non sono stati uccisi, mentre non è stato così per i maiali, con l’aggravante che la peste suina africana non è una patologia trasmissibile all’uomo.