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Alluvione in Romagna: la non-vita degli animali negli allevamenti

Senza via di scampo da alluvioni, incendi o macellazione. Maiali, bovini, polli e altri in una delle regioni con maggior numero di allevamenti in Italia.


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Ultimo aggiornamento

giovedì 25 maggio 2023

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Animali negli allevamenti

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In apertura alla puntata di Report su Rai3 del 22 maggio 2023, le immagini realizzate da Giulia Innocenzi di un allevamento di suini a Lugo di Romagna, colpito dalle inondazioni dei fiumi Senio e Santerno, hanno evidenziato ancora una volta come gli animali allevati siano considerati meri prodotti che, se “fortunati”, vengono tratti in salvo non per compassione. Infatti, appena possibile, questi suini torneranno a fornire la filiera alimentare: salvati dall’alluvione per essere portati, comunque, al macello.  

Le telecamere di Report hanno documentato le lunghe ed impegnative operazioni per portare in salvo i maiali da un’azienda agricola. Questi suini, nonostante provati da ore nell’acqua e senza una vera via d’uscita, sono comunque tra gli animali al momento “fortunati del comparto zootecnico colpiti da questa alluvione.  

La maggior parte degli animali negli allevamenti delle zone colpite, infatti, non ha letteralmente avuto scampo dall’inondazione e molti di loro sono morti annegati nelle proprie gabbie di stabulazione, o per ferite riportate dai traumi dell’impatto con l’acqua. L’impossibilità di una via di fuga negli allevamenti aggrava ancora di più la situazione di questi animali: in gabbie e capannoni, stipati senza la possibilità di fuga in caso di eventi estremi come alluvioni ed incendi. 

Se non morti nell’immediatezza, molti animali sono morti e stanno continuando a morire perché irraggiungibili dai mezzi di trasporto o perché le operazioni di salvataggio sono di fatto impraticabili.  

Nonostante ogni allevamento abbia un numero elevato di animali al suo interno, in condizioni di salute ed igienico sanitarie precarie, non è previsto alcun piano di evacuazione per queste strutture: in caso di alluvione o incendio gli animali muoiono e gli allevatori vengono rimborsati al fine di poter continuare ad alimentare un comparto chiaramente insostenibile.

Tantissimi gli allevamenti in questa regione

L’Emilia-Romagna, insieme a Lombardia, Veneto e Piemonte è tra le regioni con il maggior numero di animali allevati e strutture intensive, ed è anche la regione che, dal punto di vista geologico, è sita nella piana alluvionale dItalia e dove il “consumo del territorio” con impianti industriali e altra cementificazione è stato massiccio. Nonostante questi due fattori, non certo di poco conto, sia dal punto di vista di tutela degli animali, che dal punto di vista di impatto ambientale e sanitario, non sono previste procedure in casi emergenziali di evacuazione o di messa in sicurezza degli animali e degli allevamenti, né tantomeno sono presenti divieti di costruzioni di nuovi allevamenti in zone tanto delicate. 

Il numero degli animali morti negli allevamenti in occasione della situazione emergenziale in questione è altissimo, così come incalcolabili sono i danni ambientali per la dispersione dei reflui e i rischi sanitari per i milioni di corpi di animali morti e dispersi. La contezza della portata catastrofica non può limitarsi alla semplice perdita di indotto economico per il comparto, con conseguenti ristori agli allevatori colpiti.  

Questa situazione emergenziale, dove si vedono soccorritori e volontari insieme alla popolazione colpita deve farci riflettere su quanto sia distorto il sistema che abbiamo costruito per gli animali che vengono definiti “da reddito”. Lo mostrano una volta di più anche le testimonianze dell’Unità di emergenza LAV che è sul territorio a portare soccorso agli animali coinvolti nel disastro.

Prigionieri a vita

Nulla a che vedere con una vita naturale, nessun contatto con la terra, con gli spazi aperti. Nessuna possibilità di scappare, isolarsi dagli altri, mettersi in salvo da eventi distruttivi come un’alluvione. Nessuna possibilità di morire di morte naturale. 

Chiusi all’interno di capannoni in cemento, sono vittime due volte: di un sistema che li vede solo come prodotti commerciali e delle conseguenze distruttive di fenomeni climatici sempre più frequenti che mettono ancora di più sotto i riflettori la necessità di cambiare rotta. 

Non è passato tanto tempo da quando a causa della siccità gli allevatori non riuscivano a dare da bere agli animali, e ora stiamo contando le decine di migliaia di animali vittime di un’alluvione che non gli ha lasciato scampo. 

I maiali, i polli, le galline, i tacchini, le mucche, i vitelli, le capre, le pecore, e tutte gli animali delle altre specie allevate a fini alimentari sono esseri senzienti, né prodotti né perdite economicheIl modello di produzione alimentare basato su queste fabbriche animali è crudele ed insostenibile. È un modello che va superato. 

Bisogna abbattere i muri e liberare gli animali da queste prigioni. Bisogna cambiare i consumi alimentari poiché se si continuerà così con i prodotti di origine animale, anche con quelli dei maiali dell’allevamento di Lugo di Romagna ripreso da “Report”, continueremo a essere concausa del tremendo cambiamento climatico che stiamo iniziando a subire. Da questa tragedia si può e si deve ricostruire con una visione diversa di futuro, per gli animali, siano essi umani o non umani.