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Ad Annamaria, che non stava mai ferma

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 15 luglio 2020

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Alla fine, a 87 anni, l’ha fermata solo la morte. Annamaria De Paolis non stava mai ferma. Per gli animali, c’era sempre qualcosa da fare, una lettera e più recentemente una email da scrivere, una telefonata da fare. A un politico, a uno scrittore, a un giornalista. Perché le ingiustizie non dovevano e non potevano essere sottaciute. Mai.

Quando una quarantina d’anni fa con la sua tessera LAV in tasca, la vedevo a ogni manifestazione possibile e immaginabile, lei aveva ben chiaro che si dovevano cambiare le Leggi. E’ per questo che dopo una brillante carriera nel privato, con la sua cultura e la sua forbita conoscenza delle lingue, andò a preparare dossier parlamentari alla Camera e al Senato, nello staff del primo parlamentare socialista contro la vivisezione, Filippo Fiandrotti (era l’inizio degli anni ’80) e poi come alter ego dell’attività di Annamaria Procacci, con i Verdi, per quattro Legislature fino al 2001. 

Prima di Internet c’era lei. Quando si aveva necessità della copia di un atto parlamentare, quando si doveva premere su un Sindaco o un Prefetto, c’era Annamaria. Che, ben prima di internet, ci ha insegnato a “essere collegati” tutti i giorni con il mondo. Con i volontari sul territorio così come per tradurre l’ultima notizia della Bbc inglese. C’era da scovare un’Ordinanza di un Sindaco? Chiedevamo ad Annamaria.
Laica, anzi di più, di scuola radicale, degli anni ruggenti del Partito Radicale, Annamaria la trovavi con il suo cartello davanti alla RAI a manifestare così come in tutte le mobilitazioni per i diritti degli animali, delle donne, per i diritti umani, di chi soffriva. Spigolosa, single in tutti i sensi, con le sue idee e i suoi obiettivi, era un bulldozer. Non si fermava davanti a una risposta mancata, a un no grazie. Insisteva, insisteva, insisteva.

Era nata animalista, nei primi rifugi per cani sulla Via del Mare negli anni ’60 a fare la volontaria e poi, anche per lei, ci fu la folgorazione con i libri di Hans Ruesch contro la vivisezione. I primi beagle salvati in Italia dalla vivisezione, per la storia, non sono stati quelli di Green Hill nel 2012 ma due che lei e un giornalista de “Il Tempo” scoprirono in un laboratorio all’ultimo piano di Medicina al Policlinico Umberto I di Roma. Riuscirono a portarli via, con tanto di foto, e una, la chiamò Happy, visse con lei per anni. Come la gatta BB, in onore di Brigitte Bardot, e tutti gli altri quattrozampe salvati con i quali ha condiviso felicità e amore. Che soddisfazione quando vedendo il primo furgone della LAV acquistato grazie al 5x1000 mi disse, dopo anni, che si era emozionata a leggere la scritta che menzionava il contributo che anche lei aveva dato.

Ora se ne è andata, lei antesignana di tante battaglie. La piango anche perché non avrò più una persona cara con la quale non potrò più discutere e arrabbiarmi come si fa tra persone che vivono la stessa battaglia. Ma il suo aiuto per gli animali, per i più deboli, continuerà a vivere. Annamaria sarà sempre, una socia per sempre.

Gianluca Felicetti
Presidente LAV