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Bracconieri evitano processo grazie a "messa alla prova": pene troppo lievi!

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Ultimo aggiornamento

domenica 13 settembre 2020

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Si è tenuta oggi, presso il Tribunale di Brescia, l’udienza a seguito della quale è stata accettata la richiesta di messa alla prova avanzata da tre bresciani coinvolti in un traffico di animali selvatici protetti ed accusati di ricettazione.

I tre erano stati arrestati dai Carabinieri Forestali della Stazione di Vobarno (Brescia) a dicembre 2019, colti sul fatto mentre acquistavano 127 uccelli da due corrieri provenienti dalla provincia di Treviso. Inoltre, nella vettura dei due trevigiani, veniva rinvenuta una rete da uccellagione, utilizzata proprio per la cattura in natura.

Purtroppo, nonostante la nostra immediata costituzione nel procedimento, con l'assistenza dell’avvocato Arena del Foro di Brescia, l’accoglimento da parte del Giudice della richiesta di messa alla prova avanzata dagli imputati, ha impedito lo sviluppo di qualsiasi conseguenza penale nei loro confronti, riducendo il procedimento a una monetizzazione del danno da loro prodotto.

A fronte del lavoro svolto dai Carabinieri, le pene in ambito venatorio sono sempre estremamente ridotte, lasciando così enormi margini di guadagno economico e spesso la fedina penale intonsa a tutti coloro che si rendono responsabili di reati contro gli animali in ambito venatorio.

 
L’unica possibilità per stroncare definitivamente queste attività illecite consiste nel vietare la caccia in tutta Italia come richiesto da sempre da più dell’80% dei cittadini: #BASTASPARARE!
 

Foto: (C) F. Cagliata