Inviata diffida a tutte le Regioni coinvolte.
Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Trento, Umbria e Veneto si preparano a riaprire la caccia a più di 800.000 piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come fringuello e storno, attraverso una preoccupante forzatura del sistema delle deroghe previste dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE.
Secondo quanto emerso dalla delibera approvata il 12 giugno dalla Conferenza Stato-Regioni, le amministrazioni regionali si apprestano a distribuire tra loro le cosiddette “piccole quantità” di esemplari cacciabili in deroga, con l'evidente tentativo di ampliare il numero delle specie cacciabili. Un provvedimento che, oltre a sollevare gravi perplessità giuridiche sembra nato per rispondere a logiche elettorali regalando ulteriori spari - e divertimento - ai cacciatori.
Noi di LAV con ENPA, LAC, Legambiente, Lipu BirdLife Italia e WWF Italia abbiamo trasmesso una diffida formale a tutte le Regioni e Province autonome interessate, chiedendo l'immediato ritiro di ogni intenzione di attivare deroghe al regime di protezione, essendo chiaramente assenti i rigorosi presupposti previsti dalla normativa europea.
Non esistono motivazioni oggettive che giustifichino tali deroghe, se non la volontà di mantenere promesse politiche a scapito della tutela della biodiversità. È una deriva pericolosa che molto probabilmente riaprirà nuovi contenziosi con l'Unione europea, con potenziali ricadute economiche sulle amministrazioni e responsabilità personali per gli amministratori coinvolti, ma anche su tutti i cittadini che dovranno pagare le eventuali sanzioni inflitte dall' UE.
L'Italia è già stata condannata dalla Corte di Giustizia dell'UE per un uso improprio delle deroghe, con una delle sentenze (C-573/08) che ha evidenziato gravi criticità nel rispetto dei requisiti richiesti: carenza di motivazioni, reiterazione delle deroghe, mancanza di valutazioni alternative e controlli inadeguati.
Come associazioni ricordiamo che ogni deroga deve rispettare condizioni rigorose: motivazioni precise, assenza di alternative soddisfacenti, modalità selettive e rigoroso controllo .Nessuna di queste condizioni risulta oggi soddisfatta.
Chiediamo con forza alle Regioni di fare un passo indietro, nel rispetto della legge e della tutela della natura.
Chiediamo al
Ministro dell'Ambiente di vigilare affinché le disposizioni della legge
nazionale e della Direttiva europea siano rispettati.