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Destrutturazione del corpo animale: ridotto a “pezzi” per mascherare la crudeltà

La catena di smontaggio dell’industria specista dello sfruttamento legalizzato nella puntata di Report del 30 novembre.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 04 dicembre 2025

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L'animale come tassello nel sistema del mercato criminale

Il servizio di Giulia Innocenzi “Il lotto magico”, trasmesso da Report il 30 novembre scorso [dal min. 53], sulla carne congelata scaduta rimessa in commercio ha scatenato reazioni e polemiche.

Secondo l’inchiesta giornalistica, con ipotesi ancora da confermare, carne avariata o scaduta, posta nuovamente in commercio, finirebbe anche ai ristoranti e alla grande distribuzione.

Le sofisticazioni di alimenti di origine animale rappresentano quasi sempre una violazione biologica della vita degli animali e un’offesa al loro benessere. Anche i “prodotti” adulterati di origine animale che non richiedono l’uccisione di animali provengono da lunghe sofferenze, celate all’occhio pubblico, alle quali si aggiungono le adulterazioni.

Le sofisticazioni si innestano in un sistema in cui la vita animale e quella umana hanno scarso valore: chi è disposto ad avvelenare le persone con “cibo” adulterato, non si preoccupa certamente della vita degli animali.

Ma perché ci interessiamo delle adulterazioni alimentari, come facciamo da anni con apposito capitolo del Rapporto ZoomafiaSemplicemente perché parliamo di animali.  

All’origine di ogni “fettina” vi è un individuo, un soggetto. Ci preme sottolineare poi, oltre alla sofferenza che subiscono gli animali per i maltrattamenti a cui sono sottoposti – come doping, bombe farmacologiche, condizioni di allevamento, di trasporto, e di uccisione violente eppure istituzionalizzate e legali, malattie non curate, etc. – anche il fatto che si tratta di crimini che, spesso, vedono la regia di vere e proprie organizzazioni criminali che mettono in pericolo la salute degli animali umani e non umani. È vero, non sempre la manipolazione avviene con metodi che mettono in pericolo la salute pubblica: sovente, infatti, si tratta di spacciare prodotti di meno pregio per quelli DOP, oppure vendere carne o pesci dichiarando falsamente la loro provenienza o specie, ma lo sfruttamento animale a monte resta.

LA PARCELLIZZAZIONE DEL CORPO

Nel servizio di Report si assiste ad una vera e propria decostruzione dell’essere animale, con la sistematica parcellizzazione del suo corpo.

La carne “scaduta” e rimessa in commercio, infatti, non è altro che uno dei tanti stati della destrutturazione animale iniziata con l’allevamento e continuata con la macellazione e la dissezione del corpo: animali ridotti a pezzi, a mere strutture commerciali, a tasselli economici.

La catena di smontaggio dell’industria specista dello sfruttamento legalizzato continua con il maquillage e le adulterazioni dei “pezzi” scaduti al fine di ottimizzare il profitto. E le ragioni del profitto, si sa, sono spesso prive di scrupoli, e così un animale, da essere senziente e vivo, diventa un tassello nel sistema del mercato criminale e mero strumento per introiti incuranti in primis della salute degli animali e poi di quella “pubblica”.

Si assiste, in sintesi, alla riduzione dell’essere animale a oggetto contaminato potenzialmente nocivo alla collettività e utilizzato ai fini di massificazione economica e di dominio specista.

Nel servizio si fa riferimento a presunte infiltrazioni mafiose. Pur non entrando nel merito, viste le indagini in corso, più in generale possiamo fare delle considerazioni sugli interessi delle organizzazioni criminali nei confronti dell’imprenditoria zootecnica o del commercio di alimenti. Tale filone rappresenta un fenomeno estremamente complesso e coinvolge varie tipologie di organizzazioni criminali. In diverse  regioni, infatti, come denunciano le stesse organizzazioni sindacali, si registrano furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, l’imposizione del cosiddetto “pizzo” sotto forma di “cavalli di ritorno”, cioè furti finalizzati all’acquisizione di somme di denaro di natura estorsiva, danneggiamento alle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione Europea, commercio di carni e prodotti caseari adulterati. Il furto degli animali negli allevamenti, in particolare, è un fenomeno prepotente, tanto che si stima che in due anni circa 200mila animali siano stati fatti “sparire” dalle campagne per essere destinati a riciclaggi vari e alla macellazione clandestina. Ad essere colpiti sono mucche, cavalli, maiali, ma anche pecore e agnelli.

ANIMALI “DA REDDITO”: MA COSA SIGNIFICA?

La risposta è complessa quanto semplice e deriva dalla visione narrata dall’industria specista.

Un animale “da reddito” è vittima di sfruttamento, è qualcuno che non può difendersi da solo, non perché non abbia voce o volontà, ma perché inserito negli ingranaggi dello stesso sistema che lo tiene prigioniero. Un animale “da reddito” vuole ribellarsi, lotta quotidianamente per sopravvivere, lotta per liberarsi, a volte riesce a scappare dai suoi aguzzini, ma spesso perde, perché combatte ad armi impari.

Un animale “da reddito” è vittima di uno squilibrio di potere, e in queste pieghe può inserirsi facilmente l’illegalità.

Ma anche nella legalità, lo sfruttamento è insito e funzionale all’allevamento degli animali, ridotti a cose, o “pezzi”, e rende necessaria una presa di posizione esplicita di chi a questo sistema può e vuole opporsi, anche a partire dalle proprie scelte quotidiane nel decidere chi (e non cosa) non mettere nel piatto.

Ciro Troiano, criminologo, resp. Osservatorio Zoomafia LAV
Lorenza Bianchi, Responsabile LAV Animali negli Allevamenti