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Clonare mammuth, vivisezione inutile e dolorosa.Concentrarsi su emergenze

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 06 maggio 2015

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Già ricercatori russi e giapponesi avevano tentato questa assurdità, ora ci riprova un team di biologi a Boston dell'università di Harvard: clonare un mammuth.

Analizzando il Dna di un osso preistorico contenente midollo i ricercatori hanno selezionato i geni implicati nello sviluppo della pelle spessa, dei peli, dei depositi di grasso, quindi hanno ottenuto cellule di elefante geneticamente modificate che contengono 14 geni di mammut coinvolti nella resistenza al freddo. Ora cercheranno di sostituire il nucleo di un ovulo di elefante con quello estratto dal campione di osso, dando così “vita” a un embrione con le caratteristiche della specie estinta, che potrà essere impiantato nell'utero di un'elefantessa. 

Le possibilità di successo di questa procedura sono praticamente nulle, fatto che dovrebbe essere tenuto in grossa considerazione. La tecnica di clonazione è già di per sé altamente fallimentare e, nel caso di animali scomparsi, dalla tigre siberiana allo stambecco dei Pirenei, gli esiti sono stati tutti negativi.

Ma anche nella rara eventualità che un embrione sopravvivesse, dopo un altissimo numero di feti e gravidanze abortive, e portasse alla luce un cucciolo di mammuth bisogna chiedersi a che scopo mettere far nascere un animale che ha comprovate capacità di soffrire e interagire con l’ambiente esterno, per lasciarlo in uno zoo solo e senza nessuna possibilità di adattamento.

Nel mondo abbiamo gravi emergenze sanitarie e intere popolazioni che muoiono di fame, la domanda nasce quindi spontanea: anziché far avanzare ricerche scientifiche mosse dalla curiosità e non dalla necessità, non sarebbe meglio investire i fondi utilizzati per questa assurda e futile ricerca in qualcosa di utile?

Michela Kuan
Responsabile Settore Vivisezione