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CO2 entra tra indicatori benessere. Ma Stato aiuta, anzi di più, l'allevamento

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Ultimo aggiornamento

domenica 03 dicembre 2017

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Con decreto dello scorso 16 ottobre il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha individuato, tra gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES), le emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti (GHG)D’ora in avanti, l’insieme di questi parametri costituirà un criterio di riferimento, insieme al Prodotto Interno Lordo (PIL), per misurare la qualità della vita e valutare l’effetto delle politiche pubbliche.

Ancora pochi, purtroppo, sono a conoscenza del fatto che la produzione di carne e latticini è tra le attività che maggiormente concorrono all’aumento della temperatura terrestre, attraverso le emissioni di GHG. Così, il consumo di un piatto ricco di proteine animali determina una diffusione di gas clima alteranti da circa 10 a 30 volte superiori rispetto ad uno di proteine vegetali.

Già nel Rapporto FAO del 2006 Livestock’s Long Shadow fu calcolato che, su scala globale, gli allevamenti intensivi producevano il 18% di CO2, metano e ossido di azoto, mentre, l’attività di trasporto via terra, acqua e mare ne causava solo il 14%. In un successivo studio di due degli autori dello stesso Rapporto FAO, il valore è stato revisionato e risulta ammontare a oltre il 50%, poiché in Livestock’s Long Shadow alcune voci non erano state conteggiate.

Alla luce di queste evidenze, per ridurre le emissioni di gas clima alteranti, le Istituzioni, dallo Stato al piccolo Comune, dovrebbero conseguentemente incentivare le scelte alimentari a base vegetale (a partire, per esempio, dall’equiparazione tra l’IVA sul latte vegetale e quella sul latte di origine animale), facilitare l’opzione vegana nelle mense pubbliche e revisionare le politiche agricole, disincentivando il sistema allevamento.

Eppure, il primo segnale non è positivo: nella Legge di Bilancio approvata in prima lettura al Senato, vi sono ben 80 milioni di euro di aiuti di Stato fra IVA agevolata alle carni bovine e suine e contributi all’allevamento avicolo per l’influenza aviaria. Come suol dirsi, la mano destra - almeno a livello governativo - non sa (o fa finta di non sapere) cosa fa la mano sinistra.

Dal canto nostro, faremo ogni sforzo affinché si passi dalle parole ai fatti, vigilando sulle attività politico-legislative e promuovendo l’alimentazione a base vegetale, una scelta etica, salutare e rispettosa dell’ambiente.

Vincenzo Esposito
Ufficio Rapporti Istituzionali LAV