Bisogna fare di più per garantire una nuova vita per le migliaia di cavie utilizzate ogni anno in Italia
Due giorni dedicati al reinserimento e reintroduzione degli animali a fine sperimentazione nel convegno organizzato a Brescia, il 23 e 24 settembre, dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna, che ricordiamo essere il centro di referenza per i metodi alternativi alla sperimentazione animale, rivolto a tutti i professionisti in ambito scientifico, ma soprattutto ai veterinari che restano la figura chiave nell’attuazione di quanto previsto, e richiesto, dalla legge, cioè l’importanza di dare un futuro alle cavie usate al termine della procedura.
Il veterinario designato dello stabilimento utilizzatore di animali, infatti, deve valutare e dare parere favorevole alla liberazione garantendo che l’animale non rappresenti un pericolo per l’uomo, le altre specie o l’ambiente e, d’altro canto, assicurare il loro benessere non venendo semplicemente soppressi (come accade per prassi da anni) perchè “non si sa cosa farne o per motivazioni economiche” come sottolineato dallo stesso rappresentante del Ministero della Salute ospite del convegno.
Noi di LAV abbiamo portato la nostra voce durante una sessione dedicata a chi ha esperienza nel salvare e riabilitare gli animali provenienti dai laboratori.
Ovviamente, oltre a sottolineare l’importanza della fine della vivisezione e il sostegno ai modelli animal-free, è stata l’occasione per indicare come il reinserimento degli animali a fine procedura non debba restare un’intenzione che viene presa in considerazione al termine del progetto, ma vada postulata fin dall’inizio, nella fase di autorizzazione, coinvolgendo varie figure oltre il veterinario, come il responsabile del progetto e l’organismo deputato al benessere animale dell’ateneo o del Centro di ricerca che devono fare di tutto per cercare una sistemazione agli individui che hanno subito test e sono sopravvissute.
Le statistiche del fenomeno mostra un numero di animali reinseriti e reintrodotti bassissimo, 6000 nel 2022 e 2023, soprattutto roditori, conigli, pecore, maiali e pesci: troppi pochi a fronte dei 400'000 animali usati in un solo anno in Italia.
Importante, infine, far sapere a tutti i cittadini che è prevista la possibilità di reintrodurre gli animali anche nella filiera alimentare sottoponendo un povero individuo prima a una sperimentazione e poi all’allevamento zootecnico e che ignari potrebbe finire nel loro piatto.
Il fine comune deve essere una scienza animal-free, come indicato dalle leggi e dal contesto sociale e scientifico, auspichiamo, quindi, che il numero degli animali reinseriti sia sempre più alto e quelli utilizzati arrivi a zero!