Continua a svolgersi in un contesto che appare incompatibile con
i principi di sicurezza e tutela imposti dalla Legge.
L'Ardia di Sedilo, manifestazione popolare che si tiene ogni anno in Sardegna, rappresenta un caso emblematico di contraddizione tra norme esistenti e prassi locali tollerate.
Nonostante l'apparato normativo vigente disciplini con precisione le condizioni per lo svolgimento di manifestazioni popolari con equidi al di fuori degli impianti autorizzati, questa manifestazione continua a svolgersi in un contesto che appare incompatibile con i principi di sicurezza e tutela imposti dalla legge.
La normativa di riferimento, oggi rappresentata dal DPCM dell'8 gennaio 2025, e precedentemente dalle ordinanze del Ministero della Salute, stabilisce requisiti minimi inderogabili, tra cui:
L'Ardia si svolge invece:
In più occasioni si sono verificate rovinose cadute di cavalli, che hanno evidenziato non solo l'estrema pericolosità del contesto, ma anche l'inefficacia dei presunti dispositivi di sicurezza messi in campo. A fronte di tutto ciò, appare inconcepibile che tale evento venga regolarmente autorizzato, nonostante la documentazione disponibile confermi la mancata aderenza a requisiti strutturali, veterinari e ambientali minimi.
LA SICUREZZA DEGLI EQUIDI DEVE ESSERE GARANTITA
L'ordinamento giuridico nazionale e i principi
costituzionali, che tutelano anche gli animali come esseri senzienti, impongono
che la sicurezza degli equidi venga garantita in ogni manifestazione pubblica. Non vi è spazio per deroghe fondate su presunti valori identitari o su rivendicazioni folkloristiche. Ancor meno se tali tradizioni si traducono
sistematicamente in condizioni di stress, pericolo e sofferenza per gli animali
coinvolti. Le amministrazioni che autorizzano manifestazioni come l'Ardia si assumono
una responsabilità diretta, sia sul piano amministrativo che, potenzialmente,
su quello civile o penale in caso di incidenti prevedibili e prevenibili. È
doveroso ricordare che la normativa non ammette eccezioni in nome della
cultura: il rispetto delle condizioni di sicurezza non è negoziabile. Non è
tollerabile che, in nome della “tradizione”, si autorizzino manifestazioni che
mettono a rischio la vita e l'integrità di esseri viventi.
LE USANZE LOCALI NON GIUSTIFICANO LA SOSPENSIONE DEL DIRITTO
La gestione dell'Ardia di Sedilo solleva quindi una
questione più ampia e gravissima: se uno Stato promulga norme finalizzate alla
tutela e alla prevenzione dei rischi, come può poi permettere che proprio le
manifestazioni meno compatibili con quei requisiti vengano sistematicamente
autorizzate, legittimate, perfino celebrate? Il mantenimento di usanze locali
non può giustificare la sospensione del diritto. È compito delle istituzioni,
centrali e territoriali, garantire l'applicazione uniforme delle regole e
tutelare il principio della legalità. Qualora non sia possibile adeguare una
manifestazione a condizioni minime di sicurezza, quella manifestazione deve
essere sospesa, senza ambiguità.
L'Ardia di Sedilo, per come è strutturata, con la sua insita pericolosità, la totale impossibilità di garantire un fondo tecnico idoneo, l'assenza di barriere efficaci, la vicinanza del pubblico e l'uso di esplosivi a pochi metri dai cavalli lanciati al galoppo in discesa, rappresenta un esempio evidente di ciò che non dovrebbe più trovare spazio nel nostro ordinamento.
Non vi è alcun margine interpretativo o discrezionale che possa giustificare la sua autorizzazione: è una manifestazione incompatibile con i criteri di sicurezza previsti dal DPCM. Piuttosto che cercare deroghe o giustificazioni posticce, le autorità dovrebbero porsi una domanda semplice e doverosa: come è ancora possibile autorizzare una simile pratica, alla luce delle normative vigenti e del più elementare buon senso? La risposta, se fondata sul diritto e sulla responsabilità pubblica, non può che essere una sola: non è possibile.
E va fermata.
Nadia Zurlo - Responsabile Nazionale LAV Area Equidi