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Il 20 maggio [h. 9.30 - 13.00, evento trasmesso online qui] si è tenuta presso la Camera dei Deputati una conferenza organizzata da Förderverein Waldrappteam e Waldrappteam Conservation & Research, in collaborazione con noi di LAV, LIPU e WWF Italia, incentrata sul contrasto ai crimini contro la fauna selvatica in Italia tramite il recepimento della Direttiva UE sulla Tutela Penale dell'ambiente.
Non è un mistero, infatti, che lo scorso aprile le istituzioni comunitarie abbiano varato la Direttiva UE 2024/1203, che sostituisce ladirettiva 2008/99/CE, la quale, fino a questo momento, aveva costituito la norma europea di riferimento per quanto riguarda la repressione penale dei crimini ambientali.
L'emanazione della nuova disciplina costituisce un'occasione unica per riflettere sulle inedite sfide che il diritto penale ambientale odierno si trova ad affrontare e per analizzare le sottese necessità che hanno spinto il legislatore europeo a muoversi in tal senso. Non solo, il recepimento della nuova disciplina, già presa in considerazione a grandi linee dal legislatore nazionale nella Legge di delegazione europea, rappresenta per il nostro paese un'irrinunciabile opportunità per rendere effettiva la modifica dell'art. 9 della Costituzione, che, come sappiamo, ormai tre anni fa ha delineato un'inedita tutela di ambiente e animali.
Ecco, soprattutto con riguardo a quest'ultimi, si rende più che mai necessario un ripensamento delle fattispecie previste a loro tutela e l'inasprimento delle relative sanzioni, affinché non esistano più crimini ambientali di serie A e crimini ambientali di serie B e, inoltre, che venga finalmente garantita un'adeguata tutela penale degli animali selvatici, i quali, paradossalmente, godono di meno tutele rispetto ad altri.
A titolo di esempio, infatti, oggi uccidere un cane o una gallina comporta due anni di reclusione in base al reato di cui l'art. 544 bis c.p., ma qualora un cacciatore uccida, in spregio alla normativa, un orso o un'altra specie protetta, a causa di alcuni privilegi normativi concessi dalla Legge 157/1992 sulla caccia, potrebbe semplicemente andare incontro ad un'ammenda di poco più di 2000 euro o, nel massimo, ad 8 mesi di arresto.
Per porre rimedio a ciò, si rende necessario innanzitutto una panoramica sullo stato della fauna selvatica in Italia e sull'emergenza delle uccisioni illegali di animali selvatici.
IL CONVEGNO
Dopo i saluti istituzionali, tra cui quelli dell'On. Sergio Costa, la prima sessione moderata dal Dott.
Giovanni Albarella, Responsabile del settore attività venatoria e bracconaggio
della Lipu, si è concentrato proprio su questi aspetti. Grazie alla Dott.ssa
Arianna ARADIS - primo Tecnologo, Area Avifauna Migratrice, Istituto Superiore
Ricerca e Protezione Ambientale ISPRA - parleremo della situazione del
bracconaggio e delle strategie per contrastarlo.
Subito dopo il dr. Dott. Johannes Fritz, General Project Manager del progetto LIFE Northern Bald Ibis, ha illustrato il progetto Ibis eremita, mostrandoci un concreto esempio di programmazione volta alla tutela della biodiversitá minacciata dalle uccisioni illegali sul territorio.
Il cuore dell'incontro ha riguardato l'attuale assetto
della normativa penale in materia di fauna selvatica, le relative best
practices e gli attuali limiti investigativi; l'Avv. Carla Campanaro e l'Avv. Roberta Poscente dell'Ufficio Legale LAV hanno moderato la sessione.
Grazie ai contributi dei Sostituti procuratori di Udine e Oristano, Dott.ssa Elisa Calligaris e Dott. Valerio Bagattini, al Comandante S.O.A.R.D.A. Cap. Domenica Tedesco e al Presidente della Società Italiana di Scienze Forensi, Dott. Rosario Fico, si è poi proceduto ad una panoramica completa dello stato dell'arte della tutela penale della fauna selvatica dove sono state messe in evidenza le relative criticità di sistema.
Criticità il cui superamento passa senz'altro da un corretto recepimento della nuova Direttiva UE sulla tutela penale dell'ambiente, a cui è stata dedicata la terza e ultima sessione. In particolare, la Dott.sa Emma Laura Cacciamani della Commissione europea, il Dott. Pietro Molito, Sostituito Procuratore Generalepresso la Corte di Cassazione e il Dott. Luigi Leghissa, già Sost. Procuratore Generale presso la Procura Generale della Repubblica di Trieste, hanno messo in evidenza la genesi della normativa comunitaria sulla tutela penale dell'ambiente, i suoi rapporti attuali e futuri con la specifica protezione della fauna selvatica, le aspettative, le prospettive e le esigenze di riforma.