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Continua la crociata del Ministro Lollobrigida contro i cibi plant-based

Non vi è alcuna necessità di un provvedimento che introduca sanzioni immotivate.

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mercoledì 16 luglio 2025

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#plant-based #vegetali
Area food

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La proposta del Governo mira a invalidare il Made in Italy

Continua la crociata del Ministro dell'Agricoltura contro lo sviluppo del sistema alimentare e gli agricoltori stessi, poiché intende promulgare una legge che sanzioni pesantemente produttori e venditori di alimenti vegetali sostitutivi ai latticini, recanti in etichetta terminologie come “latte vegetale” o “formaggio di anacardi”.

La manovra, denunciata da noi di LAV, con ALI, REFOOD ed Essere Animali, vede il Governo coinvolto da maggio di quest'anno in un iter, obbligatorio per tutte le normative che possono influire sul libero mercato all'interno dell'Unione Europea, detto “procedura TRIS” (Technical Regulation Information System) con l'obiettivo di inasprire l'attuale normativa sull'uso delle denominazioni lattiero-casearie per prodotti vegetali.

Si tratta di un intenzionale attacco alla libertà d'impresa e alla necessaria ed inevitabile evoluzione del sistema alimentare verso un modello più sostenibile ed etico.

La proposta è inoltre antitetica con gli interessi degli agricoltori impiegati nella produzione delle alternative vegetali, provando ulteriormente che le restrizioni proposte dal Governo italiano si pongono in antagonismo al comparto plant-based e in contraddizione con l'obiettivo europeo di sostenere il reddito degli agricoltori, istituendo in modo implicito una preferenza per coloro che sono impiegati nell'industria zootecnica, a discapito delle altre tipologie di lavoratori agricoli.

IN CONTRASTO CON IL DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA

La proposta legislativa, che introduce nuove ed esose sanzioni amministrative persino contro presunte “evocazioni” di latte e derivati da parte dei prodotti plant-based , appare anche in contrasto con il diritto dell'Unione Europea.

La formulazione ambigua del testo, che punisce anche l'uso di termini accompagnati da indicazioni chiare sull'origine vegetale dei prodotti, mira a sabotare volutamente aziende innovative e le scelte dei consumatori (si ricordi che quasi il 10% della popolazione segue un'alimentazione principalmente a base vegetale e oltre 1 milione di cittadini italiani sono intolleranti al lattosio) generando confusione normativa e ostacolando la libera circolazione dei prodotti nel mercato interno europeo.

Le sanzioni previste risultano infatti sproporzionate rispetto ad altre violazioni ben più gravi, come la mancata indicazione di allergeni, e non prevedono nemmeno forme di pagamento ridotto, evidenziando un intento punitivo anziché regolatorio. Una dimostrazione dell'accanimento nei confronti delle tante aziende italiane plant-based, da parte del Ministero dell'Agricoltura, piuttosto che una misura a favore dei consumatori, come invece la si propone.

Proposta per altro priva di fondamento, in quanto l'emendamento 171 di ottobre 2020, modifica di fatto il Regolamento (UE) n. 1308/2013 includendo già severe restrizioni alla denominazione dei prodotti vegetali bandendo parole come “latte”, “formaggio” e “laticello”.

A questa manovra si è opposta anche Unione Italiana Food, con un contributo che chiaramente delinea quanto irragionevole sia la posizione italiana, rappresentando gli interessi di 530 aziende e oltre 900 marchi nazionali.

La recente sentenza della Corte di Giustizia dell'UE (C-438/23 del 4 ottobre 2024), che ha bocciato restrizioni analoghe per le alternative vegetali alla carne, avvalora il fatto che tali limitazioni non siano compatibili con il diritto comunitario, ma siano invece mere prese di posizione ideologiche che intendono ostacolare e screditare la necessaria transizione del sistema alimentare a prodotti vegetali, ennesimo regalo alla lobby zootecnica.

È paradossale come il Ministro Lollobrigida intervenga ancora una volta con tanto zelo contro i prodotti a base vegetale, ma da oltre un anno non abbia ancora emanato il decreto attuativo necessario per rendere operative le restrizioni alle diciture meat-sounding, previste dalla Legge 24/2023 da lui stesso voluta e sbandierata. Legge che si configura anch'essa come azione dichiaratamente antagonista a un settore, quello del plant-based, in costante crescita, anche nel contesto nazionale, e in linea con gli obiettivi di maggiore sostenibilità del sistema alimentare europeo. Un'inerzia che evidenzia come il provvedimento L 24/2023, tra l'altro inattuabile, fosse una mossa di pura propaganda politica, tanto quanto la presente notifica proposta legislativa.

Noi di LAV, con ALI, REFOOD e Essere Animali chiediamo al Governo di interrompere questa crociata ideologica, considerando che nonostante le restrizioni già vigenti il comparto di latte e formaggi vegetali è in continua crescita da anni, arrivando a valere complessivamente 410 milioni di euro nel 2024.
Chiediamo inoltre contestualmente al Parlamento di opporsi a questa proposta,
stante che i produttori si sono già adeguati illo tempore e non vi è dunque alcuna necessità di un provvedimento che introduca sanzioni immotivate.

Questa manovra mina solo l’innovazione e l’evoluzione del mercato, cercando di impedire la diffusione di alternative etiche a un sistema produttivo basato sullo sfruttamento sistematico di miliardi di animali, ed è in palese contrasto con la necessità di promuovere modelli alimentari più sostenibili e virtuosi, anche alla luce della grave crisi climatica che imporrebbe scelte coraggiose e responsabili a tutela del pianeta, degli animali e delle future generazioni.