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Approvato Decreto peste suina: no a piani straordinari di abbattimento cinghiali! Ripensare sistema alimentare

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Ultimo aggiornamento

giovedì 10 febbraio 2022
Foto di Andrea Morabito

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È stato approvato oggi dal Consiglio dei Ministri il Decreto Legge sulle Misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA) che contiene anche disposizioni per l’eradicazione della malattia.

Il testo approvato prevede che entro trenta giorni dall’entrata in vigore del Decreto Legge, le Regioni adottino un piano per l’eradicazione della Peste Suina Africana nei suini da allevamento e nei cinghiali, utilizzando metodi ecologici e piani di prelievo, uccisione, esentati dall’obbligo di essere preventivamente sottoposti a valutazione ambientale strategica e a valutazione di incidenza ambientale. 

Ciò significa che i piani di abbattimento dei cinghiali potranno determinare gravi conseguenze anche su altre specie animali e sull’ambiente oltre che sui cinghiali che saranno uccisi direttamente da cacciatori e guardie provinciali. E’ inoltre del tutto inaccettabile che ogni Regione possa predisporre piani eccezionali di abbattimento dei cinghiali, anche a migliaia di chilometri di distanza dai focolai di PSA individuati in Piemonte e Liguria. Ancor di più perché è lo stesso ISPRA ad affermare che “La densità del cinghiale non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana. La notevole resistenza del virus nell’ambiente fa sì che la malattia continui a circolare per anni, anche in popolazioni di cinghiale a densità bassissime (es. circa 0,5/km2)” non si capisce quindi per quale motivo le Regioni possano essere autorizzate a deliberare nuovi piani di controllo dei cinghiali.

C’è quindi un rischio concreto che questa decisione del Consiglio dei Ministri, con la scusa della peste suina africana, rappresenti un vero e proprio grimaldello generosamente lasciato nelle mani dei cacciatori e dei loro politici regionali di riferimento, per consentirgli di scardinare ogni limite oggi imposto alla caccia al cinghiale con il pretesto di dare esecuzione ai piani regionali per l’eradicazione della peste suina africana.

"Chiediamo al Governo di cancellare dal Decreto in esame ogni ipotesi di deregulation venatoria. Il contenimento della peste suina africana non può essere lasciato nelle mani dei cacciatori e dei loro interessi personali anche a costo di creare gravi danni all’ambiente", dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali Selvatici.

Più che demonizzare i cinghiali e mettere in pericolo l’ecosistema e la sua biodiversità, bisogna invece riconoscere il ruolo degli allevamenti dove gli animali rinchiusi possono diventare facile bersaglio della malattia, proprio a causa delle condizioni di vita cui sono condannati e le caratteristiche genetiche con cui sono selezionati. 

Mettere in discussione il sistema di sfruttamento degli animali è un passo fondamentale per combattere la diffusione di malattie.

 
Partendo dal no ai 50 milioni di euro stanziati dal Ministro Patuanelli nel Decreto Legge “Sostegni ter” per gli allevatori, senza nemmeno in cambio un cambiamento delle condizioni intensive degli animali.
 

“Ribadiamo anche che, come chiarito dalla Nota del Ministero della Salute del 4 febbraio 2022, tutti i suidi, siano essi maiali, cinghiali o loro incroci, tenuti come animali da affezione a scopi non commerciali non potranno essere oggetto di abbattimenti ma dovranno semplicemente rispettare le misure di biosicurezza”, dichiara Lorenza Bianchi, responsabile LAV Animali negli Allevamenti.

Faremo valere i diritti degli animali in ogni sede, fin dalla conversione in Legge in Parlamento e contrasteremo le Regioni qualora decidano di usare la PSA in modo strumentale come scusa per una pericolosa deregulation venatoria mettendo nel mirino dei fucili la vita dei cinghiali che sono già, purtroppo cacciabili nei periodi permessi.