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Commercio virtuale, pericoli reali: dossier LAV sul commercio online di animali esotici e selvatici in Italia

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Ultimo aggiornamento

giovedì 07 aprile 2022
Foto di AP

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Il commercio di animali trova come via privilegiata di diffusione la Rete. Ai siti commerciali destinati appositamente alla vendita di animali si aggiungono siti di commercio e scambi tra privati, piattaforme di annunci, pagine Social a ciò destinate. Un mondo parallelo, a sé, che appare svincolato dalle regole vigenti in materia di commercio di animali e che presenta molti punti di fragilità e di rischio illegalità.  

È quanto abbiamo indagato in una ricerca, tuttora in corso, il cui scopo è quello di supportare l’iter legislativo connesso al Regolamento Europeo 2016/429 relativo alle malattie animali-trasmissibili, evidenziando la fenomenologia del commercio di animali, legale e no, di individuare i fattori di rischio, i confini tra legalità e illegalità. 

LEGGI IL DOSSIER

L’analisi ha riguardato: uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, aracnidi, pesci, insetti, e crostacei. Animali vivi o, in alcuni casi, morti (imbalsamati) o parti di essi (ossa, pelli o pellicce) appartenenti alla fauna selvatica o esotica rientranti nell’applicazione della normativa sulla protezione della fauna selvatica, sul commercio di animali in via di estinzione (Cites), e sulla detenzione di animali pericolosi. 

Gli annunci e post visionati superano i 2.000, riguardanti un numero minimo di 5000 animali. Tra questi annunci ne sono stati selezionati circa 800 relativi ad animali appartenenti a fauna esotica o selvatica, di cui la metà, 400 rispondevano ai criteri di ricerca, ovvero specie in CITES, appartenenti alla fauna selvatica, per un totale di oltre 1.000 animali.  

Solo il 38% degli annunci (152) relativi ad animali in CITES o protetti  fa riferimento all’esistenza di documentazione comprovante la regolarità del possesso, della vendita, o dell’allevamento,

mentre per gli altri 248 annunci, pari al 62%, non vi era nessun cenno alla documentazione.

Ovviamente il non menzionare l’esistenza della documentazione autorizzativa non indica di per sé l’illegalità del possesso e della vendita, perché non è un requisito richiesto per la pubblicazione degli annunci; d’altro canto, ciò non ne attesta la regolarità e la legalità, e questo, per specie protette o particolarmente protette, rappresenta un grosso problema per la trasparenza dell’operazione.

Chi verifica che la specie protetta posta in vendita sia di provenienza lecita? Come si fa ad accertare che non sia stata oggetto di cattura illegale o di traffico criminale?
 

Ragguardevole il giro d’affari: per gli 800 annunci esaminati relativi alla vendita di fauna esotica o selvatica, calcolando il prezzo degli animali riportati, si arriva alla somma di 150.000 €.

Dei 400 annunci di animali sottoposti a tutela, 30, il 7,5%, menzionavano che si trattava di individui allevati in cattività.  

Anche in questo caso, la domanda è sempre la stessa: chi vigila sulle modalità di allevamento e di tenuta di tali animali?
 

Solo in pochissimi casi si tratta di allevamenti ufficiali, che hanno un sito, che sono riconosciuti, ma la maggior parte è ascrivibile ad allevamenti domestici, individuali, che non riportano certificazioni, cosa che legittima preoccupazioni sulla modalità di tenuta e allevamento degli animali.


IL NOSTRO APPELLO

Chiediamo ai Ministri della Salute Speranza, della Transizione Ecologica Cingolani e al Sottosegretario agli Affari Europei Amendola, di attuare questi criteri della Legge-delega, fissando entro la scadenza legislativa dell’8 maggio prossimo: 

1) il divieto di importazione, detenzione, utilizzo e commercio di animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche nonché di prodotti da essi derivati con pena della reclusione e contestuale multa per coloro che vi contravvengano o che prelevino in natura, importino, esportino, detengano o utilizzino animali di specie protette 

2) il divieto per i detentori di animali esotici e selvatici già acquisiti di farli riprodurre, l’istituzione di un registro nazionale al quale gli animali e i detentori devono essere iscritti e l’obbligo di custodirli nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche. 

3) pene più efficaci contro il commercio delle specie protette 

4) il divieto di vendita di animali, anche domestici, on-line e nei negozi 

5) il divieto di attività ambulanti, fiere e ogni altra forma di esibizione o spettacolo che coinvolgano animali, norme più efficaci contro il traffico dei cuccioli, la verifica della destinazione degli animali invenduti

comunicato stampa