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Follonica (GR): Cavallo muore improvvisamente durante una gara nel circuito di trotto

Un’altra vita spezzata da un sistema di sfruttamento animale, sostenuto da fondi pubblici, che considera i cavalli come “atleti” da impiegare per il mero profitto umano.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 27 giugno 2025

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Da inizio anno lo Stato italiano ha destinato oltre 161 milioni di euro al comparto ippico

Durante una gara nel circuito di trotto dell'ippodromo di Follonica, in provincia di Grosseto, il cavallo Fawley Buissonay è morto improvvisamente dopo aver tagliato il traguardo, crollando al suolo sotto lo sguardo sconvolto del pubblico.

L’animale, maschio baio di dieci anni, era stato recentemente importato dalla Francia per gareggiare in Italia. Un’altra vita spezzata da un sistema che continua a occultare la violenza dietro l’illusione dello sport.

Noi ci opponiamo a qualsiasi narrazione che descrive i cavalli impiegati nell’ippica come “atleti” volontari. La loro selezione, addestramento, gestione e impiego in gara rispondono esclusivamente a logiche economiche. Ogni “incidente” è in realtà la manifestazione strutturale di un sistema che considera gli animali risorse da sfruttare. È l’intero impianto a dover essere messo in discussione, non soltanto i casi estremi di ferimento o morte.

Da inizio anno lo Stato italiano ha destinato oltre 161 milioni di euro al comparto ippico tramite il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Fondi pubblici che alimentano un settore anacronistico, incapace di evolvere e in costante declino. In un Paese che fatica a finanziare sanità pubblica, tutela ambientale e riconversioni ecologiche, è eticamente e politicamente inaccettabile continuare a sostenere l’industria dello sfruttamento animale. Inoltre, ribadiamo che il settore in questione è in piedi solo grazie al sostegno economico di tutti i cittadini.

La morte di Fawley Buissonay non è una fatalità, ma il prevedibile epilogo di un sistema che ignora le esigenze etologiche dei cavalli e ne sopprime la soggettività. I finanziamenti pubblici non possono essere destinati all’ippica e chiediamo a gran voce un piano di superamento strutturale di questo comparto. I cavalli non sono strumenti da corsa: sono individui con interessi propri, tra cui quello fondamentale a non essere ridotti a mezzi. La loro esistenza non può più essere subordinata all’intrattenimento umano.Nadia Zurlo, Responsabile LAV Area Equidi

Auspichiamo che sia reso pubblico il referto dell'istituto Zooprofilattico Sperimentale che ha tra i suoi doveri quello di effettuare le dovute analisi sulle cause della morte e sulla base dei risultati che emergeranno ci riserveremo la possibilità di intraprendere vie legali e chiedere giustizia per il cavallo deceduto.

Ribadiamo che non esistono forme “etiche” di sfruttamento. È tempo di porre fine alla complicità istituzionale e avviare un percorso di riconversione che metta al centro il rispetto per ogni individuo, animali e umani compresi.