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Ciao Goffredo Fofi, intellettuale libero e dalla parte degli animali

Uno dei suoi scritti apre 'Tutto l'amore che resta'.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 11 luglio 2025

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Un difensore della dignità

Ci ha lasciati Goffredo Fofi intellettuale acuto e indipendente, saggista, critico cinematografico e letterario, giornalista, attivista: un maestro che sapeva coniugare impegno civile e pensiero libero.

Uno tra gli intellettuali che aveva il dono di saper usare le parole in modo magistrale e di esprimere la sua critica, anche su aspetti complessi, con una chiarezza sapiente, offrendo sempre un punto di vista intelligente e fuori dalla massa.

Lo ricordiamo per diversi titoli, più che mai attuali, tra i tanti ricordiamo Non mangio niente che abbia gli occhi, un'intensa riflessione sulle ragioni che lo hanno condotto a diventare vegetariano: «Non è solo per amore delle creature che si diventa vegetariani, e tanto meno per sentirsi orgogliosamente buoni e migliori, ma per necessità storica, perché la storia lo richiede, lo esige».

E poi Son nato scemo, morirò cretino, una raccolta di scritti che ripercorrono la storia italiana. È stato non solo un intellettuale ma un difensore della dignità, un protagonista senza pretese di presenzialismo perché sono state le sue parole, il suo pensiero a renderlo popolare.

Ha continuato a professare il suo impegno civile fino alla fine, collaborando con grande disponibilità anche con noi della LAV in un recente progetto editoriale.

Uno dei suoi scritti più recenti, infatti, è stato generosamente dedicato proprio agli animali e - dai contatti intercorsi - fin dall'inizio ho avuto l'impressione che fosse lieto che avessimo pensato a lui. E come non avremmo potuto farlo? Si intitola “Animali, ieri e oggi” e apre la raccolta di racconti pubblicata – insieme a numerosi altri autori esperti in vari campi - in Tutto l'amore che resta (edizione Terra Nuova Libri, maggio 2025).

Ci mancheranno la sua vicinanza di pensiero e la sua arguzia. Ma le sue parole, il suo pensiero le sue pubblicazioni restano. E infondo, questo è anche il senso del recente saggio sopracitato che ci lascia come testimonianza.