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L’ingiustizia nell’uccisione di un grande carnivoro

Un'analisi tra filosofia, giurisprudenza e biologia della conservazione.

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venerdì 05 aprile 2024

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#orsi #lupi
Animali selvatici

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Caccia alla belva

Recentemente è stato pubblicato un nuovo numero di Animal Studies, la rivista diretta dall'etologo e filosofo Roberto Marchesini dedicata alla zooantropologia, ovvero un ambito di ricerca in cui convogliano numerose discipline per esplorare la labile frontiera tra il mondo umano e quello degli altri animali.

In particolare, questo volume tratta del nostro sguardo e della nostra attitudine nei confronti degli animali selvatici, sondando il confine sempre più sottile tra la nostra e la loro casa.

Nell'articolo “Caccia alla Belva: Uccisione e Convivenza con i Grandi Carnivori”, approfondisco un tema attuale ed estremamente divisivo, soprattutto dopo il decesso di Andrea Papi dovuto all'orsa JJ4, cercando tra filosofia, giurisprudenza e biologia della conservazione una risposta alla domanda: è giustificabile uccidere orsi e lupi?

La risposta strettamente negativa si basa sulla preponderanza del valore morale del singolo individuo, in un'ottica antispecista che amplia il proprio orizzonte oltre il limite delle due specie succitate per estendersi a qualsiasi selvatico.

Come avviene per i grandi carnivori, la svalutazione di ogni singolo animale manifestata e pubblicizzata dalla sua esecuzione è inammissibile, non soltanto in quanto lede l'inviolabile dignità dell'individuo, ma anche perché minaccia di compromettere gli sforzi scientifici, normativi e culturali sinora compiuti per ridefinire il rapporto dell'Homo sapiens con il pianeta su cui vive e con tutti i suoi unici, irripetibili abitanti.

Come da norma, anche nella nostra relazione con la fauna selvatica perseveriamo cocciutamente nell'imporre un diktat perentorio agli animali non umani, nel rendere ogni individuo sacrificabile per le più disparate ragioni: dal nutrirci delle loro carni ad agghindarci della loro pelle; dal ridurre i danni alle nostre attività al placare il nostro malcontento; dal giocare con il terrore e il dolore delle cosiddette game species a salvaguardare con disinteressata lungimiranza la specie, l'ambiente, il pianeta. Armati di una qualsivoglia, spesso futile o infondata, motivazione ostracizziamo senza remore tutti gli altri animali dalla dimensione socioculturale che stiamo faticosamente, lentamente edificando per i nostri conspecifici. Ostinatamente impassibili dinnanzi alla più raccapricciante sofferenza dei nostri simili, pedissequamente assoggettati all'antiquato, inossidabile specismo, neghiamo a tutti gli altri animali la fruizione del più prezioso raggiungimento che l'umanità ha conquistato nella sua storia: l'assoluta centralità della dignità e della libertà del singolo individuo. F. Crisetig, Caccia alla Belva: Uccisione e Convivenza con i Grandi Carnivoriutore

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[1] Cit. F. Crisetig, Caccia alla Belva: Uccisione e Convivenza con i Grandi Carnivori, in Animal Studies. Rivista Italiana di Zooantropologia, Anno XII, Numero 41 - Animali Selvatici, Apeiron, Bologna, 2024, p.76.