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Lecce, Gallina esposta per "arte": storica condanna confermata in appello

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 07 ottobre 2020

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La Corte d’Appello di Lecce ha confermato oggi la sentenza di condanna per il maltrattamento di una gallina - avvenuto nel 2012 a Borgagne di Melendugno (LE), nel contesto di un’installazione “artistica”- pronunciata in primo grado nei confronti dell'imputato-espositore.

La gallina, infatti, era stata costretta per numerose ore all’interno di una gabbia per canarini, nell’ambito di una collettiva di “arte” contemporanea, senza acqua né cibo e costantemente esposta a forti luci e rumori, come denunciato all’epoca dei fatti da LAV Lecce, testimone al processo di primo grado dinanzi al Tribunale di Lecce.

“L’animale, protagonista suo malgrado di un’installazione, al centro di bottiglie di plastica, water e lastre di ondulina, veniva tenuto imprigionato all’interno di una gabbietta che a stento riusciva a contenerla: forzato nel contenitore per sei ore consecutive, senza possibilità di bere, mangiare o ripararsi, e tantomeno muoversi, anche durante un concerto musicale, è stato soccorso solo grazie all’intervento di alcuni volontari indignati, trovando riparo in una teca leggermente più grande che si trovava lì per il pernottamento dell’animale”, raccontavano i nostri volontari di Lecce, all’epoca dei fatti.

Accogliamo con soddisfazione la sentenza odierna, emessa in secondo grado di giudizio: un precedente rilevante, nonché assolutamente unico sul tema dell’uso degli animali nel mondo dell’arte, che ci auguriamo sia di ammonimento per chi ancora oggi utilizza gli animali come “oggetti”, in discutibili contesti che di artistico hanno ben poco.