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L'Europa che ci piace: quella dei diritti per gli animali

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Ultimo aggiornamento

giovedì 08 maggio 2014

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Non solo si deve, per motivi etici ma anche economici e scientifici, cambiare il nostro rapporto di sfruttamento e violenza nei confronti degli altri animali. Alcuni Paesi Europei e la stessa Unione Europea, dimostrano, concretamente, che si può. Altro che utopia.

Così a pochi giorni dal voto europeo del 25 maggio, è importante sapere che ci esprimeremo per un Parlamento e un Governo dell’Unione Europea che decidono, e tanto, anche sulla pelle degli animali.

Basti pensare al tema della vivisezione – per il quale nei prossimi mesi avremo il pronunciamento sull’Iniziativa dei Cittadini “Stop Vivisection” – a quello degli allevamenti con la Politica Agricola Comune e le “quote latte”, agli zoo e alla protezione degli animali selvatici. Dal 1974, con la prima direttiva sulle modalità di macellazione degli animali, è stato così. Per arrivare al Trattato di Lisbona che da appena quattro anni ha iniziato a riconoscere gli animali come “esseri senzienti” e sulla concretizzazione di questo principio ha impegnato non solo Bruxelles ma anche tutti gli Stati membri. Le idee su cosa fare non ci mancano.

L’Europa che ci piace è però già certamente quella che ha abolito i test su animali di cosmetici e loro ingredienti nonché l’importazione di creme e rossetti realizzati con la vivisezione in Paesi Terzi come Usa e Giappone. E l’Europa che ha bloccato importazione e commercializzazione di pelli di cani, gatti, foche, salvando così milioni di animali.

L’Europa che ci piace dovrebbe mettere in comune i comportamenti positivi e virtuosi di Nazioni che hanno abolito o stanno abolendo gli allevamenti per la produzione di pellicce come Austria (2004), Croazia (2017), Danimarca (volpi dal 2024), Gran Bretagna (2000-2003), Olanda (2008 per volpi e cincillà, 2024 per le altre specie), Slovenia (2015).

L’Europa che piace è quella delle leggi che sono intervenute contro l’uso degli animali nei circhi in maniera totale o parziale in Austria, Belgio, Catalogna, Danimarca, Estonia, Finlandia, Gran Bretagna, Grecia, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Svezia. Cipro, Croazia e Slovenia hanno vietato la cattività nei delfinari, strutture che non esistono in Gran Bretagna. Il divieto di ingozzamento forzato di anatre ed oche per il foie gras è previsto da Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Polonia.

E, non ultimo, il nostro Paese come capofila, dove dal 1991 è vietata l’uccisione dei randagi, dal 1992 è vietato il tiro al piccione, dal 1993 è riconosciuta l’obiezione di coscienza alla vivisezione e più recentemente ha previsto il diritto di soccorso stradale per l’animale investito, il divieto di escludere gli animali domestici nei condomini, il divieto di allevamento di cani, gatti e primati non umani per la vivisezione, e dove il maltrattamento degli animali e il traffico di cuccioli sono perseguiti come reati.

Un Paese-capofila è stato, è e sarà importante –anche nella limitatezza a volte del risultato ottenuto – per condizionare positivamente gli altri e per costringere la Commissione Europea a farne una normativa identica in tutti e 28 gli Stati. E’ stato così sulle pelli di cane e gatto, sulle pelli di foca. Dovrà esserlo e sempre più in tutti i settori di utilizzo, sfruttamento e morte per gli animali.

L’Europa che ci piace è quella della pace, della solidarietà senza frontiere di Stati e specie, della prevenzione dei conflitti e delle malattie, delle scelte utili al benessere di tutti e non di pochi. Più in alto è il livello decisionale, più difficilmente prevalgono i particolarismi.

E’ questa l’Europa, delle idee, dei cittadini, del rispetto per tutti gli esseri viventi, che ci piace. E per la quale dobbiamo dare il nostro contributo anche il 25 maggio.

Viva gli Stati davvero uniti, quelli delle scelte di cittadini, Parlamenti e Governi, per i diritti degli animali. 

 

Gianluca Felicetti
Presidente LAV