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Mangiatoie ungulati: udienza in tribunale a Trento per Fugatti, dopo nostra denuncia

Per il sadico divertimento dei cacciatori, a rischio la tutela degli animali, dell'ambiente e dei cittadini.

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 22 ottobre 2025

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Animali selvatici

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Dovrà rispondere anche in Consiglio di Stato

Dopo la denuncia avanzata dalla LAV più di due anni fa, finalmente ieri Fugatti con i suoi legali ha dovuto rispondere dinnanzi al Tribunale di Trento in merito al foraggiamento degli ungulati attuato dall'Associazione Cacciatori Trentini. Abbiamo discusso l'opposizione della nostra associazione alla richiesta di archiviazione della denuncia presentata dal Pubblico Ministero in quanto il Presidente della Provincia di Trento continua a legittimare un'attività che arreca gravi danni agli animali selvatici, all'ambiente e agli stessi cittadini che dovrebbe rappresentare.

IL FORAGGIAMENTO E LA SUA FINALITÀ
Risulta necessario chiarire brevemente cos'è questa pratica venatoria e perché dovrebbe essere vietata il prima possibile. Il foraggiamento si è originato come consuetudine dei cacciatori mitteleuropei, che durante il periodo invernale riempiono di appositi alimenti delle mangiatoie sparse per i boschi al fine di tenere forzatamente alta la quantità di ungulati presenti, così da avere più vittime a cui sparare nella successiva stagione venatoria.

La Provincia di Trento continua ostinatamente a nascondere l'effettiva finalità di questa pratica, sostenendo nel Piano Faunistico Provinciale che viene implementata per tutelare le popolazioni di animali selvatici e per ridurre i danni cagionati da questi animali alle comunità antropiche, nonostante l'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale abbia smentito sonoramente entrambe le giustificazioni e da tempo esorta a vietare il foraggiamento su tutto il suolo nazionale (1).

Infatti, l'aggregazione di ungulati alle mangiatoie e il conseguente incremento delle loro popolazioni risultano deleteri:

  • per gli stessi animali, favorendo la diffusione di patologie e aumentando lo stress e la mortalità delle femmine e degli individui più giovani
  • per l'ambiente, alterando artificiosamente l'equilibrio spontaneo delle loro popolazioni con le risorse disponibili sul territorio e incrementando i danni al rinnovamento forestale
  • per le comunità umane, comportando potenzialmente un aumento, e non una diminuzione, dei danni al comparto agricolo e degli incidenti stradali causati da questi animali.

L'interesse dei cacciatori a disporre di più animali da uccidere a discapito della loro vita, dell'ambiente montano e della coesistenza tra i selvatici e i cittadini trentini sconfessa clamorosamente il ruolo di difensori della natura e delle comunità rurali che si sono attribuiti da soli con il supporto di politici smaniosi di ottenere una manciata di voti in più alle prossime elezioni.

L'AUMENTO DELLE INTERAZIONI POTENZIALMENTE PERICOLOSE
Un'ulteriore ripercussione negativa del foraggiamento artificiale degli ungulati dovrebbe costringere il Presidente della Provincia di Trento a vietare definitivamente tale pratica venatoria: l'aumento delle interazioni, potenzialmente pericolose, tra gli orsi e le persone. Infatti, la letteratura scientifica specialistica ritiene che l'approvvigionamento dei plantigradi dalle mangiatoie possa comportare l'aumento della loro popolazione, la riduzione del loro periodo di ibernazione, l'avvicinamento alle aree antropizzate, ma soprattutto l'abituazione degli orsi alla presenza umana(2) come già segnalato nello Studio di fattibilità del 1997 preposto alla reintroduzione dei plantigradi sulle Alpi italiane. (3) Proprio per prevenire quest'ultima conseguenza estremamente pericolosa per l'incolumità pubblica, da diversi anni l'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale sta sollecitando la Provincia autonoma di Trento non solo a rendere inaccessibili i cassonetti dei rifiuti urbani agli orsi, ma a eliminare qualsiasi fonte alimentare antropica a cui riescono ad accedere (4).

In realtà in Trentino è già proibito il foraggiamento degli ungulati nelle aree di presenza degli orsi ai sensi della Deliberazione Provinciale n. 2852/13, tuttavia il divieto non viene minimamente rispettato e l'Amministrazione locale invece di esigere la sua piena realizzazione, rafforzarlo ed estenderlo, nel Piano Faunistico emanato quest'anno si è limitata a sconsigliare di svolgere l'attività nelle mangiatoie abitualmente frequentate dai plantigradi. In aggiunta, come si evince dalle Relazioni triennali sul foraggiamento, l'Associazione Cacciatori Trentini non è in grado oppure, più probabilmente, non ha alcun interesse a controllare quest'attività, infatti parecchi distretti venatori non hanno nemmeno contezza della quantità di mangiatoie e di animali foraggiati sul loro territorio, ma soprattutto nessuno di loro svolge un effettivo monitoraggio dei siti di alimentazione, incuranti delle innumerevoli ripercussioni disastrose dal punto di vista socio-ecologico di questa pratica venatoria.

FUGATTI DEVE RISPONDERE PENALMENTE DELLE SUE SCELTE SCELLERATE E DEL MANCATO DIVIETO DELL'ATTIVITÀ DI FORAGGIAMENTO
Noi di LAV ci aspettiamo che la giustizia italiana dia la dovuta priorità alla tutela degli animali, dell'ambiente e dei cittadini contro gli inaccettabili privilegi che i cacciatori esigono e conquistano appoggiandosi a politicanti succubi della lobby venatoria.
Non solo Fugatti deve rispondere penalmente delle sue scelte scellerate dinnanzi al Tribunale di Trento, ma dovrà giustificare il mancato divieto dell'attività di foraggiamento degli ungulati anche in sede amministrativa durante l'udienza contro LAV che si terrà il prossimo 29 gennaio a Roma nelle aule del Consiglio di Stato.



CLICCA SUL + PER LEGGERE LE NOTE

(1) Raganella Pelliccioni, Elisabetta & Riga, Francesco & Toso, Silvano. (2013). Linee guida per la gestione degli Ungulati - Cervidi e Bovidi. IstitutoSuperiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. 91/2013. pp.140 - 141.

(2) Si veda, rispettivamente: Jerina, Klemen & Jonozovič, Marko & Krofel, Miha & Skrbinšek, Tomaž. (2013). Range and local population densities of brown bear Ursus arctos in Slovenia. Eur J Wildl Res. 59. 1-9. 10.1007/s10344-013-0690-2; Huber, Djuro & Knott, Emma & Bunnefeld, Nils & Reljic, Slaven & Kereži, Vesna & Milner-Gulland, Eleanor. (2013). The potential impacts of changes in bear hunting policy for hunting organisations in Croatia. European Journal of Wildlife Research. 60. 10.1007/s10344-013-0754-3; Krofel, Miha & Špacapan, M. & Jerina, Klemen. (2016). Winter sleep with room service: denning behaviour of brown bears with access to anthropogenic food. Journal of Zoology. 302. 8-14. 10.1111/jzo.12421; Elfström, Marcus & Zedrosser, Andreas & Støen, Ole-Gunnar & Swenson, Jon. (2014). Ultimate and proximate mechanisms underlying the occurrence of bears close to human settlements: Review and management implications. Mammal Review. 44. 10.1111/j.1365-2907.2012.00223.x; Selva, Nuria & Teitelbaum, Claire & Sergiel, Agnieszka & Zwijacz-Kozica, Tomasz & Zięba, Filip & Bojarska, Katarzyna & Mueller, Thomas. (2017). Supplementary ungulate feeding affects movement behavior of brown bears. Basic and Applied Ecology. 24. 10.1016/j.baae.2017.09.007.

(3) Dupré, Eugenio & Genovesi, Piero & Pedrotti, Luca. (2000). Studio di fattibilità per la reintroduzione dell'Orso bruno (Ursus arctos) sulle Alpi Centrali. Biol. Cons. Fauna, 105: 1-96. p.58 [https://www.isprambiente.gov.it/public_files/studio-fatt-reintr-orso-bruno.pdf].

(4) Bombieri, Giulia & La Morgia, Valentina & Genovesi, Piero. (2021). Orsi Problematici in Provincia di Trento: Conflitti con le Attività Umane, Rischi per la Sicurezza Pubblica e Criticità Gestionali. Analisi della Situazione Attuale e Previsioni per il Futuro. Rapporto Tecnico. ISPRA - MUSE. p.10 [https://www.isprambiente.gov.it/files2023/attivita/biodiversita/documento-ispra-muse-orsi-problematici-2021_finale.pdf].