Circa la metà degli animali sono mucche gravide.
Avevamo parlato di una di queste tragedie qualche mese fa, ed ecco che è successo di nuovo. Quasi 3.000 bovini in mare per più di due mesi.
La nave Spiridon II è partita dall'Uruguay il 19 settembre diretta in Turchia, che però ha negato l'ingresso a causa di irregolarità nei documenti sanitari di alcuni animali, anche se apprendiamo da chi ha seguito da vicino che le ispezioni non sarebbero state eseguite correttamente. Oltre alla traversata, quindi, gli animali sono rimasti alla deriva dal 20 ottobre per più di un mese in condizioni estreme.
È stato reso noto da chi ha seguito da vicino le prime fasi di questa vicenda, che circa la metà degli animali a bordo della nave sono mucche gravide e che ci sono state 140 nascite da quando sono rimaste bloccate al largo.
Animali che partoriscono e altri che nascono in condizioni squallide, di sporcizia, senza assistenza, trattati alla stregua di merce trasportata da un continente all'altro. In altre parole, animali maltrattati. La settimana scorsa, erano stati segnalati già 58 animali morti e contati solo 50 vitelli, che significa che c'erano altri 90 cuccioli dispersi.
Quando abbiamo ricevuto la segnalazione, le negoziazioni che avevano intrapreso fino a quel momento le organizzazioni Eurogroup for Animals e Animal Welfare Foundation non erano servite per sbloccare la situazione.
Ci siamo coordinati con altre organizzazioni italiane, spagnole e portoghesi per chiedere alle autorità nazionali dei diversi Paesi di intervenire. All'ultimo rilievo, circa una settimana fa, la nave era stata localizzata tra Sicilia e Tunisia. In seguito, però, la nave è scomparsa completamente dai tracciamenti. Sembrava che la nave fosse in rotta per tornare in Uruguay (dove sarebbe arrivata non prima del 15 dicembre), passando da Gibilterra nelle 72 ore successive. Dopo oltre 48 ore, il segnale è riapparso in Libia, e all'ultimo rilievo ieri risultava diretta a Beirut, in Libano.
La veterinaria Lynn Simpson, esperta sul tema del trasporto di animali, dice: "All'interno, queste navi sono come parcheggi multipiano. Alcune hanno fino a 16 ponti. La Spiridon II ne ha circa sette. Molte si trovano sotto la linea di galleggiamento. Gli animali sui ponti inferiori non vedono la luce naturale per l'intero viaggio".
Ieri è giunta la notizia, da parte di un membro della coalizione Eurogroup for Animals, che gli animali sarebbero stati scaricati nel porto di Bengasi, in Libia, tra venerdì e sabato. Secondo le stime di AWF, ne sono stati scaricati 2700, il che vuol dire che quasi 300 animali sono morti in mare.
Nessun riscontro ci è arrivato dalle autorità, non abbiamo informazioni su ispezioni o interventi fatti. Nessuna informazione sulle condizioni degli animali.
Non si tratta di tragedie, si tratta di eventi costanti, prevedibili, risultato di un commercio obsoleto, crudele, che tratta individui come merci.
Il trasporto di animali vivi espone gli animali a costanti e certe sofferenze. Eppure, il dossier europeo per la revisione del regolamento sul trasporto è fermo da tempo ed è inaccettabile.
Pensate a quando in autostrada superate un camion pieno di animali. Avete presente? Già lì percepite tutta la sofferenza e l'ingiustizia che subiscono questi individui rinchiusi prima in un capannone, e poi in un camion diretto al macello o a un'altra fabbrica di animali. Cercate di non guardare perché quella vista vi mette tristezza? Accade lo stesso anche lontano dai nostri occhi.
I viaggi via mare sono viaggi della morte, non solo perché a destinazione gli animali trovano la morte, ma perché molti muoiono già durante il viaggio. È l'ennesimo e inequivocabile esempio di un sistema che sfrutta gli animali, che va cambiato.
La campagna Forward For Animals, che in cui siamo impegnati insieme a Eurogroup For Animals, chiede o una normativa adeguata perla tutela di tutti gli animali allevati, anche nei trasporti.