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I nostri NO all'esperimento sui macachi: autorizzazione fa acqua da tutte le parti

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 24 febbraio 2021

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Sono due anni che denunciamo il mancato rispetto dei criteri previsti dalla Legge nell’autorizzazione del protocollo sui macachi. Due anni in cui abbiamo analizzato il progetto e tutti i documenti annessi, sotto ogni profilo: scientifico, legale ed etologico.

Il risultato è, per noi, chiaro: troppe lacune, troppe superficialità, soprattutto a fronte del fatto che c’era, e c’è, in gioco la vita e il dolore di esseri senzienti.

Non a caso, per ben due volte il Consiglio di Stato ci ha dato ragione, sospendendo l’esperimento. Evidentemente non era tutto così cristallino come hanno voluto farci credere.

 Ecco i lati nascosti di un'autorizzazione che fa acqua da tutte le parti ...

 
1.L’UNIVERSITA’ DI TORINO “SUBAPPALTA” L’ESPERIMENTO

L’Università di Torino viene autorizzata per il progetto Light-up che comporta anche l’uso di primati per procedure di livello di dolore grave, gli esperimenti sono eseguiti a Parma perché l’Università di Torino non ha il permesso del Ministero per farlo. Il mandante è chiaramente di Torino, come lo è il responsabile del progetto. Il comitato etico dell’ateneo di appartenenza avrebbe dovuto esprimersi in merito e invece non ve ne è traccia. Addirittura, la posizione per lavorare con i macachi viene aperta ancora prima che il Ministero abbia autorizzato il progetto.

2. CHI HA AUTORIZZATO AVEVA LE COMPETENZE PER DARE UN PARERE?

Passiamo al comitato che dovrebbe occuparsi di garantire il benessere degli animali e l’applicazione dei metodi alternativi, definito Organismo Preposto al Benessere degli Animali da laboratorio, un comitato che dovrebbe garantire un’analisi indipendente dei progetti. Ma da chi era formato quello che ha autorizzato il progetto sui macachi? Personale interno a Parma e specializzato in igiene e tecnologie degli alimenti di origine animale, Patologia Suina o, ancora, modelli sperimentali di ratti, topi e bovini persino specie esotiche, ma chi di loro era competente su primati e, oltretutto, nel complesso campo di applicazione del progetto Light-up?

E cosa dire del Consiglio Superiore di Sanità? Tra chi ha valutato con parere positivo il progetto, c’era chi ha competenze in microbiologia degli alimenti di origine animale, chirurgia fetale e malattie infettive degli animali domestici!

3. UNO PSICOLOGO ESEGUE LE PROCEDURE CHIRURGICHE?

Bonini risulta iscritto all'Ordine Psicologi dell’Emilia-Romagna, ma è anche indicato come esecutore delle procedure chirurgiche (ad eccezione di alcune in collaborazione con il veterinario). Se non è un caso di omonimia, uno psicologo può eseguire procedure chirurgiche, sia pur in collaborazione con i veterinari? Nel caso fosse così, come conciliare l'articolo 10 del relativo codice deontologico che recita "quando le attività professionali hanno ad oggetto il comportamento degli animali, lo psicologo si impegna a rispettarne la natura ed a evitare loro sofferenze"?

4. GLI ANIMALI VENGONO USATI IN UNO STABILIMENTO NON AUTORIZZATO

I macachi non solo affrontano le fasi di training e gli interventi chirurgici nei laboratori di Parma, ma hanno dovuto persino affrontare un viaggio, eseguito in una sola giornata, subendo ulteriori forti stress con destinazione Pisa, dove sono stati sedati per essere sottoposti a risonanza magnetica presso l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico - IRCCS Stella Maris, un istituto che nel passato ha avuto il lodevole compito di clinica pediatrica e che ora si macchia del dolore dei macachi. Ma quali autorizzazioni ha questa struttura a sperimentare su primati, visto che non risulta essere uno stabilimento utilizzatore autorizzato dal Ministero della Salute per test su animali, e che le macchine sono specifiche per uomini? Il Ministero come ha potuto dare l’ok?

5. IL MINISTERO CERTIFICA CHE VA TUTTO BENE, COME HA POTUTO NON VEDERE GLI ANIMALI MALATI? AH, PERo’ C’ERA LA TELEVISIONE!

Il Ministero durante le ispezioni ha sempre certificato che andava tutto bene, ma i report sono quantomeno superficiali (dove sono le descrizioni di vocalizzi, interazioni sociali, spazio disponibile, valutazione con parametri oggettivi dello stress etc..?) e le prescrizioni riguardavano la verniciatura dei termosifoni e la sostituzione delle veneziane, senza entrare nel merito della risoluzione del problema di una femmina in isolamento (fatto vietato secondo il Decreto), e senza notificare la presenza di due animali malati, talmente malati da essere, poi, restituiti. Come hanno potuto non accorgersene? Non li hanno visti? In teoria ogni animale è accompagnato da una scheda tecnica che comprende il profilo sanitario e farmacologico. In compenso lodano la presenza di una televisione, nota per essere di grande supporto a una scimmia in gabbia…

6. IL CERVELLO DEI MACACHI NON È UGUALE A QUELLO DEGLI UMANI

I macachi hanno note differenze neuroanatomiche quantitative e qualitative sostanziali fra le zone corticali, oltre a differenze nell’attenzione e nella capacità di comunicazione

 

 

 

 

 

 

 

7. ESISTONO LE ALTERNATIVE

Lo stesso progetto prevede una fase sulla nostra specie, dimostrando come sia, di fatto, già possibile. Inoltre, non sarebbe più semplice studiare persone affette da blindsight, che sono in grado di dire se e cosa “vedono”, anziché cercare di “istruire” un macaco a fare la stessa cosa in cinque lunghi anni di estenuanti esperimenti in una sedia di contenimento, con lapalissiane difficoltà di intercomunicazione?

I contributi di Dehaene & Changeux del 2011; di Pessoa del 2014; di Silvanto del 2014 e 2015; di Koch et al del 2016; di Hadid e Lepore del 2017; di Chokron et al del 2020, per citarne alcuni, rendono espliciti, in corpose review, i risultati di queste ricerche human-based, rese possibili dal prodigioso sviluppo delle tecniche di neuroimaging e di stimolazione elettromagnetica, che consentono di “guardare” dentro al cervello umano con una efficacia e una precisione mai viste prima, osservandone al contempo l’attività, quasi si assistesse a un filmato. 

8. GLI ANIMALI NON STANNO BENE

Il Consiglio di Stato ci ha dato ragione, non è stato garantito il benessere degli animali. Ma come parlare di benessere per questo esperimento? Oltre alle lunghe ore di contenzione nella sedia da primati, gli esperimenti al cervello (e relative misurazioni) prevedono impianti per immobilizzare la testa

 

 

 

a cui seguono spesso scorticamento e graffiamento, perché l’animale cerca di toglierseli e possono insorgere problemi di cicatrizzazione. Esistono elmetti termoplastici modellati su misura che almeno impedirebbero la procedura invasiva dei presidi ferma testa. Sono stati usati a Parma? Perché la legge parla chiaro: va applicata la procedura che infligge meno dolore all’animale.

9. NON RIDARANNO LA VISTA AI CIECHI

I potenziali beneficiari umani di cinque anni di estenuanti esperimenti sui macachi non sono ciechi ma pazienti con un campo visivo ridotto: emianoptici (con il 50% di campo visivo residuo) o quadrantanoptici (con il 75% di campo visivo residuo) in stabile ripresa dopo un ictus (fenomeno insorto naturalmente e non paragonabile all’ablazione chirurgica a cui sono sottoposti i macachi), mentre la “consapevolezza visiva” che Light-up sostiene di poter restituire loro (i cui dubbi non li ha espressi solo la LAV ma persino chi ha giudicato a posteriori il protocollo) non va confusa con la vista.

In particolare, il progetto si prefigge di validare un modello animale. Strano, perché in oltre un secolo di sperimentazione non è mai stato validato nessun modello con cavie, lo sono solo i metodi alternativi

10. IL CONSIGLIO DI STATO CI HA DATO RAGIONE, QUEI DUE MACACHI POTEVANO ESSERE SALVATI

Abbiamo scoperto che due animali sono stati rimandati allo stabilimento fornitore olandese che li ha sostituiti, come oggetti, con due nuovi. Il motivo era che erano malati e non sono riusciti a guarirli. Infatti, invece di darli a un’associazione (LAV si è sempre dichiarata disposta a occuparsene) e metterli in un Centro di recupero come prevede la nostra legge, li hanno rimandati al mittente facendogli affrontare un lungo viaggio che li avrà ulteriormente spaventati e debilitati. Che fine hanno fatto questi animali? Perché il Ministero ha autorizzato il viaggio invece di osservare l’articolo 19 della Legge, che prevede la dismissione?