Home | Notizie | Ordinanza Peste suina: entro 30 giorni abbattimenti in massa. pronti a ricorrere al TAR!

Ordinanza Peste suina: entro 30 giorni abbattimenti in massa. pronti a ricorrere al TAR!

Leggi l'articolo

Ultimo aggiornamento

mercoledì 18 maggio 2022
Foto di Andrea Morabito

Condividi

E’ stata pubblicata la nuova ordinanza del Commissario Straordinario alla peste suina africana, che detta le indicazioni in merito alla gestione del virus nel Lazio.

  • Viene disposto che entro trenta giorni il Prefetto di Roma, in collaborazione con la Regione Lazio e Roma Capitale, fornisca le procedure per dare avvio alla cattura e uccisione dei cinghiali sia nella zona infetta all’interno del Grande Raccordo Anulare, sia nella zona confinante, un’area immensa, profonda fino a dodici chilometri che circonda tutta Roma nella parte a ovest del Tevere.
  • Viene inoltre disposto che la Regione regolamenti l’attività venatoria e di controllo nei confronti dei cinghiali, una previsione del tutto superflua visto che tali indicazioni derivano già a tutte le Regioni dalla norma nazionale sulla caccia.
  • Si tratta di una indicazione molto preoccupante, che in maniera sibillina sembra dare una precisa direzione alla prossima ordinanza del Prefetto di Roma, prevedendo un intervento che aumenti a dismisura la caccia nei confronti dei cinghiali su tutto il territorio regionale, anche se è oramai risaputo che la peste suina, come precisato da ISPRA, resiste benissimo anche a bassissime densità di cinghiali (fino a 0,5 individui/Km quadrato).

“Come temevamo, la Peste Suina Africana oltre ad essere un virus mortale per i cinghiali, si sta trasformando in una ulteriore opportunità per aumentare la caccia nei loro confronti, con i cacciatori che potranno addirittura cibarsi dei corpi degli animali uccisi se negativi al test PSA – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici siamo pronti a impugnare al TAR ogni disposizione che preveda l’aumento della caccia ai cinghiali.”

Bloccare ogni tentativo di apertura agli abbattimenti di massa e procedere ad attuare reali misure preventive come: sterilizzazione dei cinghiali, eliminazione delle disponibilità alimentari dai rifiuti; recinzioni elettrificate per i campi; sistemi elettronici per la prevenzione degli incidenti stradali; oltre ovviamente all’abbandono della caccia.  

Sono queste le proposte di LAV allo strutturale problema della presenza di cinghiali nelle aree urbane, fenomeno particolarmente visibile sul territorio della Capitale. Ma per rendere comprensibili questi punti è necessario partire da un caposaldo della questione: questi cinghiali sono da sempre animali di grandissimo interesse venatorio in tutto il Paese e portati dagli anni ’60 in Italia dai cacciatori. 


APPROFONDIMENTO
 
Le proposte LAV per una corretta convivenza uomo-cinghiali
 

I cinghiali sono alla base di un fiorentissimo mercato sommerso tra cacciatori e agriturismi per non dimenticare i ristoranti tipici. Alcune Regioni – tra cui il Lazio che ci sta lavorando- hanno istituito addirittura la “filiera di carne di selvaggina”. 

Per assecondare la richiesta del mercato nero della carne di cinghiale, dagli anni sessanta ci sono state massicce campagne di immissione di cinghiali portati dai cacciatori dai Paesi dell’est Europa, con il sostegno delle istituzioni. 

Questa sostituzione de facto del cinghiale nazionale ha avuto molteplici conseguenze: avendo maggiore bisogno di cibo vista la loro stazza di gran lunga superiore a quella del cinghiale nostrano e il loro numero, i cinghiali hanno iniziato ad avvicinarsi sia alle coltivazioni sia ai luoghi abitati in cerca di cassonetti accessibili. Questo ha reso i cinghiali ostacolo e bersaglio al tempo stesso, poiché scorrazzano per le vie cittadine ignari dallo scorrimento delle auto. Ma a beneficiarne sono stati sicuramente i cacciatori che hanno avuto negli ultimi decenni un numero sempre più elevato di cinghiali da cacciare e continuano ad essere coinvolti in campagne di abbattimento degli animali, nonostante sia oramai evidente il fallimento del loro metodo.  

I cacciatori sono dunque alla base del problema cinghiali: hanno la necessità di mantenere sempre una certa quota di danni perché saranno così sempre chiamati a porre ipotetica soluzione attraverso la caccia, anche se è evidente che il metodo è fallimentare.  

E questo nonostante dal 2005 sia consentita la caccia di selezione, tutti i giorni dell’anno e a qualsiasi ora. Infatti, i danni denunciati dagli agricoltori sono in continua crescita e questo dimostra che il metodo venatorio non è certamente risolutivo, bensì contribuisce a incrementare il problema: come riconosciuto anche da una parte del mondo scientifico, la caccia destruttura le popolazioni di cinghiali, favorendo una risposta conservazionista caratteristica della specie, che incrementa in misura esponenziale il tasso riproduttivo delle femmine sottoposte a pressione venatoria. 

Da sempre LAV propone lo sviluppo del vaccino immunocontraccettivo GonaCon, che già esiste e che con una sola iniezione rende sterile un cinghiale per un periodo di 5-6 anni. L’annoso problema legato alla somministrazione è noto, ma riteniamo fondamentale iniziare il progetto di sterilizzazione – magari proprio a Roma - per dimostrare l’efficacia dello strumento. Consapevoli che il fronte caccia sarà contrario poiché il GonaCon andrebbe a tagliare nel giro di poco tempo il numero di animali cacciabili, risolvendo così i problemi di cui sono accusati essere i responsabili.  

La legge di bilancio ha messo a budget 500 mila euro per progetti che facciano uso del GonaCon da finanziare entro il 1° marzo, ma dal Ministero della Salute tutto tace al momento. 

Ulteriore elemento fondamentale per evitare il proliferare di qualsiasi animale selvatico, compresi i cinghiali, e inibire la loro presenza nei centri urbani, consiste nel controllo delle fonti alimentari. In particolare, dei cassonetti dell’immondizia facilmente accessibili e traboccanti di rifiuti che per qualsiasi specie animale rappresentano una dispensa sempre rifornita che incrementa artificiosamente la capacità portante del territorio, sostenendo così popolazioni sempre più numerose di qualsiasi animale. La caccia e l’abbattimento selettivo non sono mai stati una soluzione risolutiva. Auspichiamo lungimiranza dalle amministrazioni locali e nessuna complicità con il mondo venatorio.