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Orso M49: la cattura non diventi una nuova occasione per uccidere

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Ultimo aggiornamento

martedì 02 luglio 2019

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Nel periodo compreso tra il 2006 e il 2014, la Provincia di Trento ha ucciso ben tre orsi nel corso di tentativi di cattura, un triste primato che allarma le associazioni a due giorni dall’emissione dell’ordinanza che dispone la cattura dell’orso M49.

Alla luce di questi fatti, l’ordinanza del Presidente Fugatti assume un profilo ancora più inquietante, perché l’ipotesi di traslocazione dell’orso M49 in altre zone, azione prevista dal PACOBACE in alternativa alla cattura, non è stata neppure presa in considerazione.

“Con questi presupposti – dichiarano ENPA, LAC e LAV – siamo preoccupati che tutta la vicenda possa trasformarsi in un percorso ad arte allo scopo di concludersi con l’uccisione dell’orso M49. A partire dal definirlo un orso dannoso e quindi pericoloso, solamente per il fatto che al risveglio dal letargo si sia introdotto in alcune malghe disabitate, attratto dagli odori del cibo presente al loro interno. Si tratta di un comportamento del tutto normale che non rappresenta certo una fonte di preoccupazione”.

E infatti nell’area del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – PNALM, una zona dove le persone sono da sempre abituate alla convivenza con gli orsi, in base a uno specifico Protocollo, l’atteggiamento addebitato a M49 comporterebbe esclusivamente l’adozione di misure di prevenzione, sorveglianza e informazione, nulla a che vedere con la cattura imposta da Fugatti.

“E’ evidente quindi che tra le due aree nazionali dove si concentrano le popolazioni di orso, è il Trentino quella che rappresenta i maggiori pericoli per la sopravvivenza degli animali – concludono le associazioni – per questo motivo abbiamo affidato ai nostri legali il mandato di valutare i contenuti dell’ordinanza di cattura di M49, così da predisporre le migliori azioni giudiziarie congiunte che garantiscano la vita dell’orso.