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Quei safari domestici dei mafiosi

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Ultimo aggiornamento

martedì 15 luglio 2014

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La Direzione distrettuale antimafia di Milano ha disposto un sequestro a fini di confisca di beni gestiti, secondo l’accusa, dai fratelli R. e D. C., che gli investigatori ritengono i “contabili” della famiglia Mangano. Il sequestro ha riguardato appartamenti, denaro, orti, appezzamenti di terreno, frutteti, maneggi e un’azienda agricola a Crema. Qui, i finanzieri hanno trovato una sorta di zoo: cammelli, zebre, lama, antilopi, e altri animali.

Scenario non nuovo quello della presenza di animali, perlopiù esotici, in contesti mafiosi. Si tratta di quella che definiamo “funzione simbolica” degli animali nel sistema mafioso. Gli animali svolgono, loro malgrado, un ruolo allegorico nell’immaginario e nella sottocultura mafiosa, sostituendo quelle che una volta erano le insegne del potere e diventando portatori allegorici di forza, bellezza, autorità e potenza. Diverse operazioni di polizia hanno portato al sequestro di animali “feroci” tenuti da boss della camorra: leoni, leopardi, tigri facevano parte di strani safari domestici di proprietà di camorristi grandi e piccoli. Chi li possedeva si “nutriva” della loro grandezza, del potere che rappresentavano. Erano il loro blasone animato. Animali sfruttati non solo per soldi, ma anche per acquisire gloria, potenza, bellezza. Si tratta di una trasfigurazione simbolica, di un appropriarsi di valori altrimenti negati, del tentativo di fornire contenuti estetici alla loro misera e criminale esistenza.

Ciro Troiano

criminologo, resp. Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV