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"Preso dal nervoso, gli ho sparato": la nostra ricerca sui crimini e le vittime del maltrattamento di animali

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Ultimo aggiornamento

lunedì 24 gennaio 2022

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Picchiati, maltrattati, uccisi nei modi più diversi: un’antologia della violenza, che a volte diventa orrore, commessa ai danni degli animali, quella che emerge dalla ricerca “Preso dal nervoso, gli ho sparato” svolta da Ciro Troiano, criminologo e responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV.

La ricerca si basa sullo studio e l’analisi di 342 casi con 500 persone indagate o condannate per reati contro gli animali. L’impatto della violenza contro gli animali è devastante: un rapporto tra aggressore e vittima di 1 a 20. Per 500 offender, 10240 le vittime. Di contro le condanne, laddove sopraggiungono, sono irrisorie e per nulla persuasive.

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il profilo dell'animal offender
 

Emerge chiaramente, a conferma di un dato da tempo acquisito nella letteratura scientifica, che la stragrande maggioranza degli offender dei crimini contro gli animali è maschio, la fascia più rappresentata è quella che va dai 36 a 40 anni. I minorenni esaminati rappresentano il 2,8% degli offender.

gli strumenti
 

Scorrendo l’elenco dei 48 modi e strumenti, la stragrande maggioranza dei mezzi utilizzati è alla portata di ognuno di noi, facilmente reperibile o utilizzabile da tutti, come pietre, bastoni, forbici, coltelli, catene, martelli, picconi, corde, spranghe, tenaglie ecc. Altri strumenti e armi, invece, come fucili e pistole, sono nelle disponibilità di pochi, altri ancora, di determinate categorie, come pungoli elettrici e pistole a proiettile captivo.

IL RAPPORTO CON LA VITTIMA
 

Nell’analisi dei crimini stabilire il rapporto offender – vittima è di fondamentale importanza, per questo il dossier prende in esame relazioni di tipo diverso e ne fornisce la distribuzione percentuale in base ai casi esaminati. Il rapporto può essere “amicale o familiare”, commerciale, di custodia o cura, “domestico-strumentale”, “lavorativo”, “occasionale”, o infine di “vicinato”.

PENE PIU' SEVERE PER CHI MALTRATTA
 

“La normativa di riferimento, soprattutto negli aspetti sanzionatori, risulta del tutto inadeguata a contrastare un fenomeno criminale così diffuso – dichiara Ciro Troiano, autore della ricerca – Purtroppo, è evidente che, nonostante alcuni casi di maltrattamento incontrino grande eco, questi crimini - e, di conseguenza, i loro agenti - sono tollerati in modo più indulgente dalla legislazione e dalla società in confronto ad altre trasgressioni, in netta coerenza con la prospettiva antropocentrica. In questo contesto, appare ancora più impellente la necessità di rinnovare il nostro apparato giuridico. Non sono rinviabili ulteriormente le modifiche alla normativa vigente, non solo sotto l’aspetto sanzionatorio, ma più in generale dell’intero sistema di prevenzione e di tutela penale degli animali. È un dovere garantire giustizia, con una pena giusta e proporzionata, alle vittime. A qualsiasi vittima, di qualsiasi specie”

comunicato integrale