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Solide ricerche scientifiche confermano rischio zoonosi nelle fiere

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Ultimo aggiornamento

domenica 11 ottobre 2020

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A fine giugno l’Unione nazionale tra le Pro Loco d’Italia informava che l’impatto della pandemia da Coronavirus aveva determinato la cancellazione di due terzi delle sagre che erano previste in regione Friuli Venezia Giulia. Tra queste non figurava la sagra dei osei di Sacile che si è svolta regolarmente il 6-7 settembre. 

Ma una sagra che prevede l’esposizione di migliaia di animali di ogni specie con afflusso di decine di migliaia di visitatori può rappresentare un grave rischio per la salute pubblica perché gli animali esposti, in particolare gli uccelli, possono essere veicoli di zoonosi, di patologie, cioè, che possono fare il salto di specie da animale a uomo. Lo confermano due studi che hanno analizzato i casi di Psittacosi che hanno interessato i visitatori di due fiere degli uccelli tenutesi in Francia e Olanda e che sono stati costretti al ricovero ospedaliero.  

Ma ciò che deve determinare ancora maggiore preoccupazione, è il fatto che la provincia di Pordenone, che ricomprende anche il comune di Sacile, è segnalata quale area con dimostrata circolazione di West Nile Virus negli animali vettori, dal bollettino della “Sorveglianza integrata del West Nile e Usutu virus” emesso dall’Istituto Superiore di Sanità. La patologia della Febbre West-Nile, si trasmette tramite vettori artropodi ornitofili, principalmente zanzare del genere Culex. Il virus West Nile è stato isolato in molti passeriformi e psittacidi. Gli uccelli giocano un ruolo importante per la trasmissione del virus in quanto assumono il ruolo di ospite amplificatore nel ciclo naturale uccello-zanzare-ospite, dal quale il virus può essere poi trasmesso ad ospiti finali, tra i quali l’uomo

Si tratta di due esempi che evidenziano i concreti rischi di zoonosi che sono legati all’esposizione al pubblico di animali, in particolare uccelli appartenenti a diverse specie, come avvenuto alla sagra dei osei di Sacile.

Proprio sulla base di tali evidenze la LAV aveva chiesto l’annullamento della sagra ai Ministri dell’Ambiente e della Salute, nonché al Presidente regionale Fedriga, anche denunciando pubblicamente i gravi rischi ai quali sarebbero stati esposti i visitatori della fiera, rischi che avrebbero potuto accomunare la sagra dei osei ai mercati cinesi nei quali si è sviluppata la pandemia da Coronavirus. 

Ora però la LAV rischia di trovarsi sul banco degli imputati, denunciata per diffamazione, procurato allarme e diffusione di notizie false-esagerate-tendenziose, solo per avere reso pubbliche alcune evidenze scientifiche che avrebbero consigliato l’annullamento della sagra. 

In un anno caratterizzato da una pandemia gravissima, nel quale ci siamo più volte detti che nulla sarà più come prima, che i nostri comportamenti dovranno necessariamente cambiare per evitare che si ripeta quanto accaduto, diventa paradossale che ad essere messi sotto accusa siano coloro che hanno voluto evidenziare i potenziali rischi connessi a un’attività legata all’esposizione di migliaia di animali appartenenti a specie domestiche, selvatiche e esotiche. 

Siamo estremamente sereni e non riusciranno a intimidirci, se dovessimo essere sottoposti a giudizio avremo l’occasione per ribadire le nostre preoccupazioni, tutte basate su solide argomentazioni scientifiche e quindi a soffermarci ancora una volta sulla necessità di cancellare eventi che vengono da un passato che tutti noi abbiamo la necessità di superare.